AperturadiPalermodiSiciliaPoliticaPolitica regionale Elezioni Sicilia: Musumeci sfida i grillini, sconfitti Micari, il Pd e Orlando Di redazione ilsitodisicilia - lunedì 6 novembre 2017 0 82 Condividi su Facebook Twitta su Twitter Le urne sono state chiuse alle dieci di domenica sera. Il dato che emerge che la sfida per diventare governatore della Sicilia sarà tra il candidato del centrodestra Nello Musumeci e quello del M5S Giancarlo Cancellieri. Gli exit poll del Tg La7 e dell’Istituto Piepoli e Noto Sondaggi per la Rai danno i due sfidanti separati da circa tre punti percentuali, fra il 36 e il 40% il primo e fra il 33 e il 37% il secondo. Sconfitti il Partito democratico e il sindaco Leoluca Orlando, sponsor con Ap di Angelino Alfano e Sicilia Futura di Totò Cardinale, e Psi del candidato di centrosinistra Fabrizio Micari che non andrà oltre il 20%; quello della sinistra, Claudio Fava, si ferma sotto il 10; e Roberto La Rosa, di Siciliani Liberi, è accreditato di una percentuale tra lo 0 e il 2%. Per quanto riguarda le singole liste, secondo gli exit poll, il M5S è nettamente il primo partito, con un consenso stimato al 30-34%. Forza Italia si attesta al 13-16%; Fratelli d’Italia-Lega al 5-8%; l’Udc al 6-10%, il Pd tra il 9 e il 13%, Ap tra il 2 e il 5% e la lista I cento passi che esprime Fava tra il 5 e l’8%. Il conteggio dei voti comincerà lunedì mattina alle 8 quando saranno riaperti i seggi per la conta delle preferenze. Il dato politico che emerge con forza è la pesante debacle del centrosinistra, che ha raccolto la metà dei voti dei suoi avversari e che anche sommando i consensi conquistati dalla coalizione di Sinistra di Claudio Fava si sarebbe comunque piazzato terzo. “L’andamento degli exit poll conferma una sconfitta tanto netta quanto annunciata – ha dichiarato Matteo Ricci, responsabile Enti locali del Pd -. Ne prendiamo atto e ringraziamo il professore Fabrizio Micari per l’impegno e la dedizione”. Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria del Nazareno ha affermato: “Se i risultati confermeranno gli exit poll ci troveremmo davanti a una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile. Verificheremo i risultati finali anche delle liste e dei candidati ma certo la sfida gentile che Fabrizio Micari ha generosamente lanciato con impegno, competenza e coraggio non è bastata per vincere le elezioni siciliane». Attacca a testa bassa il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, deputato siciliano del Pd, plenipotenziario di Matteo Renzi, che si è spinto senza peli sulla lingua contro il presidente del Senato, Pietro Grasso, da poco fuoriuscito dal Partito democratico: “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso di fare il candidato del centrosinistra in una logica larga, proposta da Si e Mdp che si sono poi tirati indietro – ha detto in un’intervista al La7 -. La nostra idea era di riproporre il modello Palermo, poi la sinistra si è chiamata fuori per fare danno a Renzi facendo in modo che la partita la giocassimo noi da soli”.’ L’attesa dei dati reali induce tutti alla cautela. Ma Matteo Salvini e Giorgia Meloni non aspettano per un giudizio politico. “La cosa certa è che il governo è stato sfiduciato dall’80% dei siciliani – ha commentato il leader della Lega, -. Ora scioglimento del Parlamento ed elezioni subito”. E la presidente di Fratelli d’Italia su Facebook ha sctitto: “Aspettiamo i dati reali, ma già ora possiamo dire che questa è una notte felice. Abbiamo ridato al centrodestra un progetto serio di governo e una possibilità di vittoria”. Per Meloni, che rivendica un successo fortemente connotato a destra, viene smentita “la favola secondo la quale si vince solo al centro, con proposte e identità annacquate. E non si potrebbe che partire dal modello Sicilia, anche per il governo della Nazione”. Soddisfatti in casa M5S. “Gli exit poll sono dati relativi ma il nostro risultato è fantastico – ha sottolineato l’eurodeputato Ignazio Corrao -. Eravamo da soli contro le accozzaglie, armate brancaleone. Ce la giochiamo e speriamo di coronare un sogno e liberare la Sicilia”. Soddisfazione moderata, che non riesce ad essere condivisa fino in fondo dai vertici del Movimento, che speravano nel colpaccio e invece sono andati a dormire sognando la vittoria.