Enna: Adriano Licata abbandona il Pd assieme ad altri 200 iscritti, ecco le sue accuse

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Da una quindicina di giorni Adriano Licata, 24 anni, studente di Giurisprudenza, ha deciso di lasciare il Partito democratico. Fino al 4 agosto ha militato raggiungendo il prestigioso incarico di segretario provinciale dei Giovani Democratici di Enna. Ecco la lettera che pubblichiamo integralmente in cui sancisce il suo addio al partito di Matteo Renzi.

“Il 4 agosto scorso io e moltissimi altri esponenti dell’organizzazione giovanile (tra i quali segretari di circolo, componenti della direzione nazionale, regionale e provinciale) insieme con molti giovani under 30 semplicemente iscritti al Partito Democratico abbiamo comunicato di volerci dimettere in massa. Come sapete, la Federazione di Enna è stata commissariata circa due anni fa dal PD nazionale, che ha nominato Commissario sua maestà renzianissima on. Ernesto Carbone, il quale si è degnato di venire ad incontrare i segretari di circolo del Partito una sola volta in due anni e che non ha risposto per mesi al telefono ai miei tentativi di organizzare un incontro, fregandosene altamente di chiunque e dettando la linea da Roma a mezzo stampa locale”.

“Nel frattempo – scrive Licata – nel territorio ha regnato la più totale, controproducente anarchia. Sotto la sua gestione è stato convocato il congresso almeno quattro volte: mai celebrato, ancora aspettiamo. Lo stesso vizietto di commissariare lo ha testato l’organizzazione giovanile regionale ai danni del circolo dei GD di Enna, evidentemente reo di non essere allineato alla “nuova fase” che prevede una mutazione genetica senza precedenti. Tant’è che pochi giorni fa il Sindaco di Enna Di Pietro, tessera numero 1 del PD consegnata in persona da Carbone al Nazareno, ha chiuso un accordo storico di rimpasto di Giunta che prevede il sostegno di una maggioranza di Centrodestra + “sinistra”renziana. Insomma, una situazione vergognosa che non ha precedenti e che noi – circa 200 – non ci siamo sentiti di sopportare né tanto meno di supportare, poiché diametralmente opposta rispetto agli obiettivi che con il nostro impegno ci eravamo posti. Sembra suonare strano ma ancora esiste la parola coerenza, pure in politica”.

“Anche io – scrive sempre Licata – ho lasciato con tristezza il mio ruolo di segretario provinciale di una organizzazione che ho contribuito a far crescere, perché il PD è diventato nient’altro che un comitato d’interesse, un mare grande dove provare a sguazzare senza uno straccio di ideale comune e dove basta avere un amico a Roma o a Palermo per “contare”, in barba ai territori, alle direzioni, alle scelte della base. Non si parla più di temi, di bisogni sociali, ma solo ed esclusivamente di tattica di casata e di corrente. Adulatori del capo e piaggeria a go go fanno di un partito una setta in cui chi fiata viene definito “dissidente”, gufo”.

“Purtroppo il PD, così continuando – prosegue Licata – è condannato all’isolamento nel centrosinistra e nel Paese, a causa della guapperia di un gruppo dirigente arrogante, divisivo e settario; proprio ora che il senso di responsabilità imporrebbe un dialogo tra le forze riformiste del paese. Il PD non è più il partito al quale ci siamo iscritti anni fa: quello è un sogno infranto. Quando tra quelli che dovrebbero chiamarsi compagni c’è un clima di circospezione che si traduce ogni mattina in un botta e risposta sui giornali, significa che la comunità del partito non esiste più. Abbiamo visto troppe acrobazie e pochi valori. Ne siamo esausti ed è per questo che lasciamo la casa in cui siamo nati: il PD. Lo lasciamo per ritrovare la voglia e l’entusiasmo di occuparci dei temi dei giovani e propri della Sinistra, in questo territorio. Lo lasciamo per tornare a fare Politica”, conclude Adriano Licata.