Come mai a Serrapriola, immaginario paese siciliano, un crocifisso in ebano restaurato con le offerte dei fedeli non è più tornato al suo posto nella parrocchia di don Roberto? Una delle devote, l’ottantenne zia Nannina, pungola un giornalista in disarmo, Vilardo, affinché talloni il parroco, padre Ramacca.
E cosa succede nel gruppo di adolescenti detti I megli, ossia Gesualdo, Luca e i fratelli Rosario e Kevin? Vivono la noia, le prime esperienze mature e forse anche una storia d’amore, mentre comincia a circolare, insidiosa, la droga. Forse qualcosa sta sfuggendo al controllo di don Orazio Scuderi, boss della zona? E’ solo una parte di “Mondo è stato” (Ianieri Edizioni, pagine 211, 18,00 Є) “giallo sociale” ed esordio, nel campo del romanzo, di Michele Burgio, 41 anni, pubblicato nella collana “Le dalie nere”, diretta dai palermitani Raffaella Catalano e Giacomo Cacciatore.
A Serrapriola s’innescano dinamiche che sono specchio di realtà più ampie: vi si riconoscono storture, ricatti, misfatti e anche omicidi che potrebbero accadere ovunque. Un giorno il giovane Luca, con qualche segreto di troppo, scompare nel fondo del pozzo di un podere: è la prima vittima di questo romanzo, un ragazzo con tanti amici fidati – I megli – Gesualdo, figlio di un capomafia, e i fratelli Kevin e Rosario. Il maresciallo Maira e il sostituto procuratore Ammirata dovranno scegliere tra due strade molto diverse per arrivare alla verità.
Ma la verità, invece di farsi più chiara via via che si battono varie piste, tra spaccio, mafia e rapporti personali, si sfrangia, si frammenta, e il movente si fa risalire a una o a un’altra causa secondo le convinzioni, reali o strumentali, di chi la pensa e la propala. Che sia il giornalista Vilardo, il maresciallo dei carabineri della stazione locale o il magistrato titolare dell’inchiesta. Così emergeranno vari sguardi sulla realtà, alcuni acuti, altri resi ciechi dall’omertà o dall’opportunismo.
Ma una cosa è certa: la scrittura di Michele Burgio convince, colora, anima. Fuori dal classico schema del giallo che vede un “eroe” risolvere l’enigma, qui è ciascuno dei protagonisti – e l’intera comunità dietro di loro – che alla fine giunge a conclusioni. Tutte diverse. E l’intreccio del romanzo di Burgio, dottore di ricerca in Scienze del linguaggio e abilitato al ruolo di professore universitario, insegna materie letterarie in un istituto di istruzione superiore, richiama con intelligenza qualche padre nobile della narrativa siciliana. Di Burgio anche Favi amari. Il lungo viaggio del cantastorie Nonò Salamone, e alcuni racconti online per le riviste letterarie Narrandom e Pastrengo. Il suo romanzo inedito ’U tortu è stato segnalato alla XXXV edizione del Premio Calvino.