Uno nega di aver mai fatto confidenze sul delitto Fragalà alle sue amanti – “non era mia abitudine parlare con le donne e non so nulla del fatto”, dice – l’altro smentisce ogni coinvolgimento nell’omicidio.
Nessuna ammissione, dunque, da Francesco Arcuri e Antonino Abbate, sotto processo davanti alla corte d’assise di Palermo per l’assassinio del penalista Enzo Fragalà, ucciso a bastonate sotto al suo studio otto anni fa.
I due, imputati insieme ad Antonino Siragusa e Salvatore Ingrassia, che si sarebbero occupati della fase logistica e di copertura dei killer, e Paolo Cocco e Francesco Castronovo, presunti killer, sono stati sentiti oggi al processo. Tutti restano detenuti dopo il no dei Riesame e della Cassazione alla scarcerazione.
Francesco Arcuri, che per gli inquirenti sarebbe stato tra i mandanti, ha negato anche di conoscere i coimputati e il pentito Francesco Chiarello, che con le sue dichiarazioni ha consentito la riapertura del caso che era stato chiuso. Abbate ha ammesso di avere avuto rapporti con Siragusa, ma solo per parlare della “riffa”.
Nel corso del processo, Siragusa ha mostrato la volontà di collaborare con gli inquirenti, ma le sue dichiarazioni hanno diversi punti di contrasto con quelle del collaboratore di giustizia Chiarello. Secondo la Procura, dietro al delitto ci sarebbe Cosa nostra che avrebbe voluto dare una lezione al penalista “colpevole” di avere indotto alcuni suoi clienti a collaborare con gli inquirenti. Il processo è stato rinviato al 3 ottobre per l’esame in videoconferenza di Siragusa. (ANSA)