La Sicilia è la regione più corrotta d’Italia. A dirlo è un dossier dell’Anac che snocciola i dati degli arresti per tangenti e appalti. Secondo il rapporto tra agosto 2016 e agosto 2019 sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione spiccate dall’Autorità giudiziaria in Italia e correlate al settore degli appalti: in media sono stati eseguiti arresti ogni 10 giorni circa.
In testa a questa poco commendevole classifica c’è la Sicilia, seguita da Lazio e Campania. I casi di corruzione emersi analizzando i provvedimenti della magistratura sono 152, ovvero uno a settimana (solo a considerare quelli scoperti).
A essere interessate sono state pressoché tutte le regioni d’Italia, a eccezione del Friuli Venezia Giulia e del Molise. Ciò non implica – sottolinea l’Anac – che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame.
In Molise, ad esempio, vi sono stati arresti per corruzione nella primavera 2016, mentre la Procura di Gorizia, nell’ambito di una grande inchiesta sugli appalti, ha disposto nel 2018 numerose perquisizioni, ma non arresti.
Dal punto di vista numerico, il dato relativo alla Sicilia è impressionante. Nel triennio in esame sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4 per cento del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme).
A seguire, il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). Il 74 per cento delle vicende (113 casi) ha riguardato l’assegnazione di appalti pubblici, a conferma della rilevanza del settore e degli interessi illeciti a esso legati per via dell’ingente volume economico. Il restante 26 per cento, per un totale di 39 casi, è composto da ambiti di ulteriore tipo (procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari).