Bidelli, cuochi, infermieri, assistenti tecnici e amministrativi italiani che lavorano da tempo nella scuola, in attesa di un’agognata stabilizzazione rischiano, adesso, di essere scavalcati da cittadini extracomunitari, ai quali è stata data possibilità di accesso alle graduatorie di terza fascia del personale ATA. Tutto ciò in base a quanto previsto dall’articolo n° 3 del decreto 640, emanato dal Ministero della Pubblica Istruzione lo scorso 30 agosto, riguardante l’aggiornamento delle graduatorie ATA per il triennio 2017-2019.
Questo aspetto del Decreto ministeriale, complice il periodo estivo, sembrava passato quasi sotto silenzio, ma adesso sta facendo infuriare il sempre più nutrito drappello dei precari, tanto che la direzione nazionale della Federazione del Personale Amministrativo Tecnico Ausiliare ha scritto alla ministra (rigorosamente con la “a”, altrimenti volano strali), Valeria Fedeli per criticare questa decisione.
Nel decreto, tra i requisiti generali di ammissione, tra quanto occorre, si legge: “cittadinanza italiana (sono equiparati ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica), ovvero cittadinanza di uno degli Stati membri dell’Unione Europea ovvero possesso dei requisiti di cui alla legge 97/2013”. Ma, proprio sulla scorta di quest’ultimo riferimento legislativo, come fa notare Feder.ATA “potranno presentare domanda di inserimento nelle graduatorie anche candidati con cittadinanza di Paesi terzi, cioè di Paesi extracomunitari che non fanno parte dell’Unione Europea, con permesso di soggiorno e in qualità di profughi o rifugiati in possesso dei titoli prescritti. Il sindacato Feder.ATA – prosegue la nota – non condivide queste disposizioni, pur nella consapevolezza che negli ultimi anni, in virtù dell’aumento degli ingressi dei cittadini di Paesi terzi e di una loro buona scolarizzazione anche universitaria, si vorrebbe dare a queste persone la possibilità di accedere ai concorsi per gli impieghi alle dipendenze della Pubblica Amministrazione”.
La missiva si conclude chiedendo alla Fedeli di trovare una giusta e meritata collocazione a coloro che da anni si prodigano per il buon andamento delle istituzioni scolastiche. Giuseppe Mancuso, presidente nazionale di Feder.ATA ,ha spiegato che la norma al centro delle polemiche, pur non prevedendo priorità per gli stranieri, potrebbe però avere pesanti ripercussioni sui lavoratori italiani, togliendo loro parecchie opportunità.
Ma il decreto della ministra senza laurea, colei che ha clamorosamente barato, millantando un titolo di studio che non possiede, ha accesso la miccia per una guerra tra poveri, dove alle fine a perdere sarà sicuramente e per l’ennesima volta la scuola, e non certo quella “buona” inventata dal governo Renzi, utilizzando un aggettivo che contrasta aspramente con la realtà. E in fin dei conti, tra realtà e immaginazione, forse risulta meno grottesca dell’originale l’imitazione della ministra Fedeli fatta da Maurizio Crozza, almeno in quel caso si ride e di precario, o meglio di momentaneo, non c’è che un sorriso.