Strage di via D’Amelio, Fiammetta Borsellino: “Vogliamo la verità, 25 anni di buchi neri”

0
1082

La verità sulla strage di via D’Amelio e’ stata “allontanata se non evitata da 25 anni di buchi neri”. Dopo quattro filoni processuali è arrivato per Fiammetta Borsellino, la figlia minore del magistrato ucciso il 19 luglio 1992, il momento di dire come sono andate le cose. “Vogliamo la verità. Forse i collaboratori dovrebbero emergere anche da altri ambiti”, dichiara in una lunga intervista a Fanpage.it. Fiammetta Borsellino, che per la prima volta aveva parlato in pubblico il 23 maggio scorso in occasione della diretta televisiva Rai da Via D’Amelio, rivisita i “buchi neri” e i depistaggi che hanno inquinato l’inchiesta e condannato all’ergastolo sei imputati poi scarcerati.

Pone molte domande sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino, che si era accusato di avere rubato l’auto usata nell’attentato, e rievoca il mistero dell’agenda rossa del padre di cui si e’ persa ogni traccia. Per lei occorre chiedere “rigore morale” a chi ricopre “cariche istituzionali e di alta responsabilità” perché si dia conto delle deviazioni ai familiari delle vittime, ai giovani e a “quella buona parte del Paese che ripudia la mafia”.

La ricerca della verità, secondo Fiammetta Borsellino, passa attraverso l’accertamento di ciò che è acceduto dopo la strage ma anche prima. E in proposito ricorda i contrasti tra il padre e il procuratore capo dell’epoca, Pietro Giammanco, il quale avrebbe negato a Paolo Borsellino la delega a indagare su Palermo, salvo poi a cambiare idea con una telefonata “alle 7 del mattino”. E aggiunge: “C’e’ poi da fare luce su tutta quella parte oscura che chiamano trattativa. E riguarda quei 57 giorni fondamentali intercorsi tra la morte di Falcone e quella di mio padre. Su questo punto mio padre non e’ stato mai sentito dai pm di Caltanissetta”.