Dall’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo al riscatto di 10 giovani donne che hanno imparato l’agricoltura sociale e trasmesso valori di legalità e inclusione a oltre 120 minori ospiti di case famiglia, comunità alloggio, disabili o autori di reato. Sarà questo il filo conduttore delle iniziative, organizzate in occasione del ventunesimo anniversario dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bimbo ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia, da Libera Palermo e dal comune di San Giuseppe Jato (Palermo), dal titolo “A Giuseppe che non ha chiuso gli occhi… perché li ha aperti a noi”.
Nel bene confiscato al boss Giovanni Brusca in contrada Giambascio, dove fu ucciso il piccolo Giuseppe, oggi sorge il Giardino della Memoria e in contrada Ginestra, a pochi passi dal Memoriale della strage del primo maggio 1947, su un bene riconducibile ai Brusca, sorge il centro Di Matteo.
I due beni sono stati sede del progetto “Chi Semina Racconta”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e realizzato dalla cooperativa sociale Placido Rizzotto (capofila), da Libera Palermo, da Orizzonte Donna onlus e dalla Rete delle Fattorie sociali Sicilia. Qui 10 giovani donne sono diventate operatrici di ‘biofattoria sociale’ nell’ambito di un programma che ha coinvolto anche 120 minori in difficoltà, disabili o autori di reato.
Oggi, a partire dalle 10.30, presso l’Aula consiliare del Comune di San Giuseppe Jato e alla presenza delle associazioni locali e delle scuole, l’Amministrazione comunale e quella di Prato firmeranno una lettera d’intenti per la promozione di percorsi comuni all’insegna della legalità, della collaborazione e dell’amicizia. Alle 16, invece, presso l’Aula Pio La Torre dell’ex Casa del Fanciullo di via Vittorio Emanuele, a San Giuseppe Jato, si terrà l’evento conclusivo di ‘Chi Semina Racconta’ con la presentazione dei risultati. Alle 19, infine, sarà scoperta una targa commemorativa del piccolo Giuseppe in piazza Falcone e Borsellino a San Giuseppe Jato.