
Sono oltre 10 mila i chilometri quadrati di mare nel Canale di Sicilia ancora sotto scacco delle compagnie petrolifere, nonostante un parziale successo ottenuto con il divieto di operare entro le 12 miglia dalla costa. Lo rende noto Legambiente, sottolineando che si tratta di “numeri di una folle corsa all’oro nero che ancora continua, frutto anche delle politiche fossili degli ultimi Governi che non hanno tenuto in alcun conto le preoccupazioni e le opposizioni delle comunità locali; ma anche della scarsa volontà dalla Regione Sicilia di opporsi a questo scenario e puntare davvero e con convinzione sulle energie rinnovabili”.
Per questo dalla Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente, che oggi lascia la Sicilia, arriva l’appello a tutte le amministrazioni siciliane, alle associazioni di categoria, a partire da quelle della pesca e del turismo, agli enti parco e a tutti coloro che hanno a cuore la tutela del mare e del territorio siciliano, di fare fronte comune per fermare l’insensata corsa all’oro nero e proseguire cosi’ la battaglia di civiltà portata avanti con il referendum dell’aprile scorso.
“La nostra battaglia continua anche dopo il referendum – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – perché il cambiamento del modello energetico è già in atto e sta mettendo le fonti fossili ai margini. C’e’ un altro scenario più conveniente, pulito, democratico su cui chiediamo al Governo Renzi di puntare per portare l’Italia fuori dall’era dei fossili, in linea con gli impegni presi a Parigi alla Cop21. L’Italia possiede oggi risorse naturali e opportunità per ridurre l’utilizzo di petrolio e gas puntando sulle alternative realmente competitive ma bloccate da politiche miopi e sbagliate: l’autoproduzione da energie rinnovabili, il biometano, l’efficienza energetica”. Un parziale successo in Sicilia, sostengono gli ambientalisti, si e’ avuto grazie all’approvazione della Legge di stabilita’ 2016, frutto delle battaglie portate avanti dalle associazioni ambientaliste in questi anni.