“Sarebbe un errore gravissimo sottovalutare il potenziale criminale dell’organizzazione, prestando minore attenzione alle attuali pericolose dinamiche associative; deve continuare il processo di logoramento della forza militare, territoriale, economica e politica di Cosa nostra, che ha già dato esiti molto positivi e che, mantenendo fermo l’attuale livello dell’attività giudiziaria, potrebbe fornire, nel tempo, risultati decisivi”.
Lo afferma il presidente della Corte d’appello del distretto di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Si può ragionevolmente escludere – aggiunge – una interferenza del noto latitante Messina Denaro nelle dinamiche associative dei mandamenti palermitani. E’ ormai accertata la pacifica convivenza dei ‘corleonesi’, anche i più intransigenti, con i ‘perdenti’, ormai tornati da qualche tempo sul territorio di origine, che gestiscono indisturbati i loro affari illeciti anche di un certo rilievo; anche nelle più recenti indagini non vi e’ traccia di ideazione, anche generica, di fatti di sangue o, in ogni caso, di violenza da una parte o dall’altra”.
Per quel che riguarda l’attività “politica” dell’associazione si confermano i “molteplici elementi confermano la naturale vocazione di cosa nostra a cercare contatti illeciti con la pubblica amministrazione e con il mondo della politica; non risultano casi di candidati proposti o imposti direttamente dall’associazione, neanche in sede locale, bensì ipotesi di corruzione elettorale aggravata e di scambio politico mafioso; ipotesi che presumibilmente costituiscono la quasi esclusiva modalità di inquinamento delle attività politiche da parte del sodalizio”.
Continua la massima attenzione da parte dell’Ufficio nei confronti delle nuove mafie o, meglio, di “importazione”: si tratta di organizzazioni “certamente di tipo mafioso su base etnica, con particolare riferimento a quelle nigeriane, radicate in alcuni quartieri storici di Palermo, dedite soprattutto allo spaccio di stupefacenti e capaci di atti di brutale violenza”.