Ars e massoneria, al via a Sala d’Ercole, tra le polemiche, il ddl che obbliga i parlamentari a dichiarare l’eventuale affiliazione a logge massoniche. Il testo è stato approvato all’unanimità dalla Commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava, ma in Aula ieri sono emersi i mal di pancia soprattutto tra i centristi dell’Udc.
Per la verità molti deputati della maggioranza, compreso l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano, hanno contestato parti del testo, in particolare l’articolo 2, che dà potere al presidente dell’Ars entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di stabilire una sanzione per il parlamentare che non dichiari l’appartenenza alla massoneria entro 45 giorni dall’insediamento. Sarebbe intanto pubblicato sul sito dell’Ars il nome del deputato che non abbia depositato la sua esplicita dichiarazione.
Nel suo intervento Turano ha sottolineato che “si tratta di un limite alla libertà di ogni singolo parlamentare di atteggiarsi come crede, non si speculi su questo. Sono certo che Fava individuerà un meccanismo di compensazione per evitare quella gogna mediatica a cui possiamo essere sottoposti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dell’Udc a Palazzo dei Normanni Eleonora Lo Curto. “Trovo che il ddl piuttosto che affermare i principi di trasparenza, possa invece alimentare la cultura del sospetto nei confronti proprio della massoneria che, lungi dall’essere una società segreta, esprime al contrario l’impegno etico degli iscritti a essere costruttori di una società migliore. Voterò contro questo ddl perché la massoneria è un’organizzazione assolutamente legale e i registri degli appartenenti sono conosciuti alle prefetture” – ha dichiarato l’esponente centrista.
“Brandire l’arma della trasparenza per far votare una legge assurda merita un’opposizione netta – ha spiegato la parlamentare -. Sui diritti di ciascun cittadino di potersi associare a qualsiasi organizzazione legittima non si possono accettare compressioni. All’onorevole Fava voglio ricordare che gli ideali, i valori di libertà, i principi morali della massoneria sono e restano gli stessi che hanno ispirato l’azione politica dei padri della storia del nostro risorgimento colonna portante dello stato repubblicano”.
Claudio Fava, dal canto suo, difende la sua proposta: “Non stiamo parlando dei boy scout o delle giovani marmotte, ma dell’affiliazione a una loggia massonica dove vigono due principi in conflitto con quelli del dovere del parlamentare che sono la segretezza e l’obbedienza. Entrambi possono entrare in conflitto con il giuramento che abbiamo fatto. Non dobbiamo porci il problema dell’utilità della trasparenza, ma rispettare il dovere della trasparenza che ci è imposto è in capo ai nostri obblighi e rappresenta uno steccato”.
Dalle parti del centrodestra si è fatta sentire anche la voce del gruppo parlamentare di #DiventeràBellissima che chiede di estendere l’obbligo della dichiarazione di appartenenza anche ai vertici della burocrazia regionale e delle società partecipate.
“Noi deputati del gruppo abbiamo consegnato stasera alla segreteria generale dell’Ars una dichiarazione scritta in cui certifichiamo di non appartenere ad alcuna loggia massonica – ha detto Alessandro Aricò -. Noi siamo per l’assoluta trasparenza e per questo abbiamo fornito sin da ora questa dichiarazione, tuttavia, riteniamo che l’obbligo debba essere introdotto anche per i vertici della burocrazia di Regione, Società partecipate, Ars e Comuni oltre che al momento delle candidature, altrimenti rischia di essere un semplice provvedimento demagogico”.
Aricò ha anche sottolineato che la dichiarazione dovrebbe essere estesa agli ultimi cinque anni, con evidente riferimento all’esperienza Crocetta.
L’Ars ha approvato il passaggio agli articoli e stabilito il termine per gli emendamenti a domani entro le 12. L’Aula terrà la prossima seduta il 2 ottobre alle 16.