E’ di 61 morti e 207 feriti il bilancio dell’attentato suicida compiuto oggi a Kabul. La strage è stata rivendicata dall’Isis. L’esplosione, che ha avuto luogo nel quartiere Dehmazang della capitale afgana, è avvenuta durante una manifestazione di protesta della minoranza hazara.
L’attacco sarebbe stato condotto da due attentatori kamikaze muniti di cinture esplosive. I dimostranti, tra cui alcuni membri del Parlamento, chiedevano al presidente Ashraf Ghani e al premier Abdullah Abdullah di rivedere il tracciato del progetto di elettrificazione “Tutap” che intende collegare Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan all’Afghanistan e al Pakistan.
Gli hazara chiedono di fargli attraversare anche la provincia di Bamiyan, nel centro del paese e nel cuore del territorio tribale drammaticamente carente di elettricità, come era stato precedentemente previsto. Ma il governo ha successivamente deciso per un tracciato attraverso il colle di Salang che permette di velocizzare i lavori, risparmiando milioni di dollari.
Secondo la Banca asiatica di sviluppo l’Afghanistan è uno dei paesi con meno elettricità disponibile, dove solo un 30 per cento scarso della popolazione è in grado di potersene servire.
La linea Tutap, 225 kilometri attraverso l’Hindu Kush, fornirà 1.000 megawatts supplementari al paese. Ma la minoranza hazara, tre milioni di persone di obbedienza sciita, perseguitati per decenni ed entrati nel mirino di al Qaida e dei talebani, per lo più pashtun sunniti, considerano il cambiamento di tracciato del progetto un’ennesima discriminazione vessatoria nei loro confronti.