Coronavirus e crisi, l’esperto Salvatore Cincotta: “Ecco come salvare le imprese”

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Per aiutare le imprese in crisi, a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, lo Stato dovrebbe cominciare con il rimborso dei suoi debiti, e lo potrebbe fare in modo facile senza particolari problemi.

Una ricetta in più punti che offre Salvatore Cincotta, palermitano, titolare dello studio Cincotta & Partners, ex bancario con una solida esperienza negli istituti di credito. Cincotta, infatti, ha lavorato in direzione centrale di Unicredit, allora Credito Italiano, come responsabile formazione e marketing, è stato responsabile regionale di Monte Paschi Siena, con il Gruppo Primeconsult e in ultimo è stato con il Banco di Napoli, direttore responsabile per Sicilia e Calabria del Gruppo FinRete.

Da oltre 12 anni, Salvatore Cincotta si occupa di crisi di impresa, con studio a Milano, Como e Palermo, e assiste oltre 50 studi legali in Italia nelle azioni di accertamento negativo del credito in qualità consulente tecnico di parte nel contenzioso bancario. E’ anche presidente  della Assotudic, associazione a tutela dei diritti di imprese e consumatori.

Ecco, dunque, i punti fondamentali che Salvatore Cincotta propone: 1) bonificare le somme sui conti delle aziende con valuta 31 marzo 2023, con garanzia da parte della Cassa Depositi e Prestiti, rendendo il credito certo ed esigibile alla scadenza; 2) le aziende potranno utilizzare la somma a credito per pagare i loro debiti: alle altre aziende con bonifico bancario con pari valuta; ai Privati con bonifico o accredito su Carta di Credito, sempre con pari valuta; anche chi ha ricevuto tali somme potrà effettuare con le stesse modalità ulteriori pagamenti, sempre con valuta 31 marzo 2023; 3) se un’azienda o un privato a fronte dei crediti posseduti volesse ottenere denaro contanti, potrà chiedere alla propria banca di scontarlo (alla pari di un titolo di credito garantito) con un tasso passivo del 3% (condizione massima – omnicomprensiva – da imporre alle banche; 4) dare la facoltà ai titolari dei conti di vendere e cedere il proprio credito anche a privati, attualizzando il valore, alla stregua dei Buoni del Tesoro Poliennali, attualizzandone il valore al tasso del 2% annuo, calcolato sul periodo residuo alla scadenza, rendendo conveniente l’acquisto di questo credito anche ai risparmiatori; 5) dare facoltà ai titolari del credito di poterlo offrire in garanzia a imprese ed enti, in alternativa alle fideiussioni bancarie (che per le aziende hanno un costo), per poter partecipare a gare ed appalti; 6) imporre alle banche e agli uffici postali, per la gestione dei conti correnti, delle carte i credito e dei servizi accessori, un compenso mensile di 10 euro, applicabili esclusivamente sui i conti con un saldo attivo superiore 1.000 euro.

“Nulla dovrà essere pagato dai correntisti per i conti, con saldi inferiori a quel limite – spiega Salvatore Cincotta – e il risultato finale è quello di mettere in circolazione tanto denaro senza spendere nell’immediato nemmeno 1 euro, se non quelli già messi in bilancio, ecco come si potrebbero sostenere le imprese in crisi”.