Elezioni comunali Alcamo 2012: voto di scambio, nuovo processo a Papania

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Una condanna in primo grado ieri a un anno e oggi si è aperto un altro procedimento davanti alla Corte d’Appello di Palermo, sempre per voto di scambio. Imputato l’ex senatore Nino Papania.

Il processo iniziato davanti alla prima sezione d’Appello (presieduta dal magistrato Maria Elena Gasperini), è nato in seguito al ricorso presentato dal politico trapanese contro la sentenza emessa dal gip Lucia Fontana del Tribunale di Trapani nell’aprile 2016, che lo condannò a otto mesi per “concorso in voto di scambio” per aver alterato le elezioni amministrative ad Alcamo nel 2012.

Il processo – svolto con il rito abbreviato – riguarda il presunto voto di scambio sorto durante il primo turno di votazioni alle elezioni amministrative di Alcamo del 2012. L’indagine – condotta dai carabinieri e coordinata dal pm Rossana Penna, della Procura di Trapani – era nata in seguito a un attentato incendiario subito da Papania. All’epoca dei fatti non era intercettabile – in virtù delle cariche parlamentari – ma le intercettazioni telefoniche ed ambientali ricostruivano un sistema ben articolato, composto da leader e gregari.

Assieme a Papania furono condannati anche altre quattro persone: il suo collaboratore Massimiliano Ciccia ad 8 mesi, l’operaio Giuseppe Bambina ad 8 mesi, l’agricoltore Filippo Renda a 6 mesi ed il geometra Giuseppe Galbo a 6 mesi di reclusione. Anche loro adesso si trovano sotto processo in Appello.

Nell’udienza odierna il pg Maria Grazia Puliatti ha depositato alcuni documenti (informative e sentenze passate) mentre l’avvocato di Ciccia ha chiesto l’acquisizione della sentenza emessa ieri dal giudice Franco Messina del Tribunale di Trapani, sempre in riferimento alle elezioni di Alcamo del 2012, con la quale Papania è stato condannato a un anno per “corruzione elettorale”.

Nella medesima sentenza però Papania e Ciccia sono stati assolti dall’accusa di aver offerto derrate alimentari in cambio del voto, perché “il fatto non sussiste”. Entrambi i processi nacquero dalle indagini che nel 2013 provocarono la cancellazione di Papania dalle liste delle politiche perché ritenuto “impresentabile”. (AGI)