“Famiglia, giovani e lavoro” le linee direttrici della Caritas diocesana

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corrado lorefice

“Un’attenzione particolare verso la famiglia, i giovani, il lavoro e l’impegno culturale”. Sono le linee direttrici della nuova Giunta direttiva della Caritas diocesana di Palermo, voluta dall’Arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice che si è insediata sotto la guida del pro direttore fra Giuseppe Noto.

La Giunta è altresì composta da don Sergio Ciresi e Mario Sedia come vice Direttori e dal diacono don Salvatore Corselli e da Antonio Barbera come componenti. ”Vogliamo riprendere il cammino con maggiore vigore – spiega fra Noto – nella consapevolezza che il nostro è un cammino pastorale nella Chiesa locale e riflettere sul significato della nostra presenza e del nostro servizio in diocesi e nella società civile della città di Palermo per valutare la fedeltà al mandato ricevuto”.

La Caritas diocesana è l’organismo pastorale, espressione originale della Chiesa particolare, con il compito di animare le comunità ecclesiali al senso di carità verso le persone e le varie realtà in situazioni di difficoltà e al dovere di tradurli in interventi concreti con carattere promozionale e possibilmente preventivo.

Ha inoltre il compito di far vedere che la vicinanza e la prossimità con i poveri è decisiva per un’educazione alla carità per le nostre comunità della diocesi. Perché questo si realizzi è necessario la fedeltà al Vangelo ed essere segni di profezia.

Quello che ha fatto la Caritas in tutti questi anni, dal suo inizio fino ad oggi, è una pagina di grande significato per la vita della Chiesa e per la città di Palermo. ”Ma siamo chiamati ogni giorno a riscoprire le fonti delta carità – continua il por direttore – che sono la preghiera e la vicinanza al Signore, se vogliamo servire Lui nei poveri ed ultimi del nostro tempo.

Siamo coscienti che il campo dell’impegno è sempre vastissimo, certamente al di là delle nostre possibilità e delle nostre capacità di risposta: a tutti dobbiamo prestare i nostri orecchi, a tutti dobbiamo tendere le nostre mani”.