Il boss dai due volti, Settimo Mineo faceva volontariato a Ballarò

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settimo mineo

Il padrino che non t’aspetti, Settimo Mineo faceva volontariato a Ballarò. Il boss arrestato nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0 con l’accusa di essere l’erede di Totò Riina e di guidare la nuova commissione provinciale di cosa nostra, uscito dal carcere, tre anni fa, aveva iniziato a fare doposcuola ai bambini del rione, nella parrocchia di un sacerdote antimafia, don Cosimo Scordato.

“Sembrava avesse davvero cambiato vita”, dice a La Repubblica il prete: “Fino a un anno e mezzo fa, faceva volontariato dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 17.30. Ogni domenica lo vedevo anche a messa, assieme alla moglie. La messa in cui io ribadisco: Signore liberaci da ogni male, da tutte le mafie” e che “andare a messa è incompatibile con l’appartenenza a cosa nostra”.

Forse Mineo voleva con il suo impegno provare ai servizi sociali cui era stato affidato, che aveva davvero cambiato vita. Solo un inganno tra i tanti di questo gioielliere ottantenne, capomandamento di Pagliarelli, al quale i mafiosi palermitani avevano assegnato il compito di riportare all’antico prestigio l’organizzazione criminale.