L’accoglienza dei migranti raccontata in “Prima gli ultimi” nel libro di Rino Canzoneri

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Sarà presentato venerdì 22, alle 16, all’Istituto Gonzaga di Palermo, il libro del giornalista palermitano Rino Canzoneri dal titolo “Prima gli ultimi”, le storie di chi non si è girato dall’altra parte (edizioni Paoline, 240 pagine), con un’introduzione di Papa Francesco e la prefazione del direttore generale dell’Unicef Italia Paolo Rozera.

Alla presentazione sono previsti gli interventi di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, del sindaco Leoluca Orlando, di Francesco Micela, presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo e le testimonianze di alcuni protagonisti del libro. Modererà la giornalista Fernanda Del Monte. Tutti i proventi delle vendite dovuti all’autore andranno in beneficenza per favorire processi di accoglienza di migranti che arrivano nel nostro Paese.

“Prima gli ultimi”, di cosa parla il libro e perché proprio questo titolo?

“Il libro racconta storie di persone che hanno fatto e fanno gesti concreti di umanità e solidarietà verso i migranti. Il titolo “Prima gli ultimi” ribalta una convinzione diffusa oggi: quella che mette al primo posto gli italiani, i ricchi, le persone ritenute importanti, chi gestisce potere. Sono dell’idea del Vangelo e cioè che prima di tutto viene la Persona, e tutti siamo Persone. E prima di tutti viene chi soffre, chi ha più bisogno di aiuto e quindi quelli che oggi sono gli ultimi degli ultimi e tra questi certamente i migranti. Il titolo del libro mette in risalto questa concezione, questo modo di vedere la vita”.

Da cosa scaturisce la volontà di trattato un tema tanto dibattuto che divide l’Italia?

“Giornali e televisioni sempre più spesso parlavano e parlano di morti in mare, di ostilità, e di atti di razzismo nei confronti dei migranti. Ma facendo il tutore volontario, mi imbattevo spesso in Persone che aiutavano in vari modi i migranti. Vedevo che c’è tanta umanità in giro che non fa notizia. E ho voluto in qualche modo farla conoscere. Ho voluto raccontare la bellezza straordinaria di questo incontro tra uno di noi ed un migrante. Nella speranza che qualcuno vinca paure e diffidenze e non si giri dall’altra parte dinanzi a chi scappa da guerre e povertà. Voglio dire che c’è anche un’Italia bella e che fa ben sperare”.

Vuoi dire quindi che non è esatta la percezione che l’Italia è un Paese che va verso il razzismo?

“Voglio dire che da qualche tempo molti italiani si sono incattiviti, chiusi in se stessi, si sono fatti prendere dalla paura, anche per una informazione distorta della realtà, dinanzi al diverso, a chi non fa parte della propria etnia. Ormai questa è una realtà consolidata sotto gli occhi di tutti. Ma per fortuna c’è tantissima altra gente che ha aperto le porte del proprio cuore dinanzi al dramma dei migranti. Uno schieramento di Persone che opera sotto traccia, ricco di umanità e solidarietà che rappresenta un grande valore, un pilastro di una società civile e democratica, un baluardo verso la minaccia di una deriva disumana che, senza questa realtà, farebbe piombare il Paese in un baratro”.

Il libro si apre con un intervento di Papa Francesco. È stato difficile convincerlo a scriverti questo testo?

“Non è stato difficile. Ho spiegato al Papa quello che stavo facendo, un libro che parlava di accoglienza, che faceva emergere il senso di umanità presente in tante Persone e confidavo sul fatto che lui è su questa stessa linea. Questo mi faceva ben sperare, ma mi sembrava difficile che tra le tante sue cose si occupasse di questa mia richiesta. Invece mi ha subito risposto e in una settimana mi ha consegnato un testo che fa da introduzione al libro”.

E cosa vuole dirci Papa Francesco?

“Dice tante cose molto importanti e tra l’altro che “c’è tanta umanità nascosta, che non fa notizia, un’umanità che ogni giorno sperimenta la gioia di donare, di mettersi al servizio, di aprire il proprio cuore e la propria casa, che difende la vita in ogni occasione, che non si arrende al dilagare dell’indifferenza”. Ricorda le parole di Gesù che leggiamo nel Vangelo secondo Matteo, quelle che dicono “ero nudo e mi avete vestito, ero forestiero e mi avete ospitato”. Parole che il Papa definisce una sorta di “protocollo” sulla base delle quali tutti “saremo giudicati”.

Cosa ti ha colpito di più nel conoscere e raccontare queste storie?

“La prima cosa bella è stata quella di avere avuto l’opportunità di conoscere tante Persone che con sacrifici, tempo e anche denaro danno molto di loro stessi agli altri ed in particolare ai migranti. E poi la scoperta sorprendente che in questo rapporto si riceve molto di più di quanto si dà. Pensavo si trattasse solo di gesti di altruismo, tanto per mettersi la coscienza a posto. Ma invece c’è molto di più. Ho scoperto che chi aiuta gli altri vive bellissime emozioni, sentimenti di affetto, amore e felicità, si arricchisce tanto umanamente e culturalmente, sente dentro di sé una grande serenità, sta bene con se stesso. Venendo a contatto con l’umanità che ho riscontrato nel raccogliere queste storie, sono stato ancora più convinto della mia idea, che una vita senza dare qualcosa di sé agli altri sarebbe una vita senza senso”.