Investimenti sui bacini del cantiere navale di Palermo, nuove commesse per gli stabilimenti del capoluogo siciliano e di Castellammare di Stabia e il rilancio della trattativa per il rinnovo dell’integrativo aziendale. Sono queste le richieste emerse dal coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri, che si e’ riunito stamattina presso la Camera del Lavoro di Palermo.
Erano presenti, tra gli altri, Bruno Papignani, coordinatore Fiom del gruppo Fincantieri, Enzo Campo, segretario della Cgil Palermo, Serafino Biondo, delegato Fiom del cantiere navale di Palermo, e Angela Biondi, segretaria della Fiom Cgil di Palermo.
“Le maestranze stanno lavorando sull’ultima delle quattro Msc assegnate – spiega Biondo – e a novembre non avremo piu’ alcuna commessa. Questa questione si aggiunge a quella dell’integrativo aziendale e all’allargamento dei bacini di carenaggio, problema aperto da anni e purtroppo ancora senza soluzione. Se e’ vero che Fincantieri ha acquisito commesse buone per lavorare fino al 2025 – prosegue Biondo – non si capisce perche’ invece a Palermo non ci puo’ essere continuita’ e vediamo profilarsi ancora una volta lo spettro della cassa integrazione. Chiediamo per questo – conclude – un’equa distribuzione dei lavori su tutti gli stabilimenti del gruppo. Attualmente le aree dello stabilimento di Palermo sono quasi vuote. E’ assurdo che un gruppo che si vanta di avere commesse all’estero non riesca a saturare tutti gli stabilimenti italiani”.
“I cantieri navali sono l’ultima grande industria rimasta a Palermo – sostiene Campo -, una citta’ nella quale 10 mila persone sono costrette a lavorare nei call center a 6-700 euro al mese. A Palermo l’incidenza del manifatturiero sul Pil e’ del 6%, in Sicilia del 9%, contro una media nazionale del 20%. Dobbiamo rigenerare la produzione industriale palermitana. Non e’ accettabile che le industrie, quando devono risanare, tagliano al Sud e ancor di piu’ a Palermo. Penso ai casi dell’ex Fiat di Termini Imerese o dell’Ansaldo Breda a Carini”.