L’OPINIONE – Nicola De Felice: “Un New Deal italiano per superare la crisi economica”

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione dell’ammiraglio in ausiliaria Nicola De Felice, già comandante di Marisicilia, sulle possibili soluzioni alla crisi economica e sociale nata con la diffusione della pandemia da Coronavirus.

La ripresa americana del “New Deal” promossa da Roosevelt per combattere la crisi del ’29 e le politiche europee, emularono i provvedimenti economici presi dall’Italia in quel periodo. L’Eurobond non è lo strumento adatto per gestire l’emergenza economica, in quanto non governato da un organo indipendente, ma dalla Banca Europea per gli Investimenti che amministra una cassa fuori dal bilancio dell’Unione Europea.

Non è peraltro strategicamente accettabile “esportare” il debito fuori dai confini italici. Servirà invece una politica economica simile a quella italiana utilizzata per affrontare la crisi del ‘29, capace di combattere gli effetti della depressione attraverso poderosi provvedimenti keynesiani, supportati da una forte spesa pubblica che stimoli l’economia e riduca la disoccupazione.

Serviranno strumenti simili a quelli in uso per le guerre come i titoli patriottici (war bonds), con rendimenti alti per assicurare ai titoli un mercato ed evitare rischi d’inflazione, con una lunga scadenza per dare tempo alla ripresa di decollare. Un’altra azione “post virus” potrebbe essere l’introduzione di cambiali garantite dallo Stato, emesse dalle aziende per pagare i fornitori o come strumento di pagamento inter-industriale. Si tratterebbe di una moneta parallela all’euro, da utilizzare come veicolo per mobilitare i capitali rimasti improduttivi durante la pandemia, da scontare presso la Banca d’Italia in qualsiasi momento in cambio dell’euro.

Occorrerà programmare un esteso progetto di sviluppo delle infrastrutture che combini incentivi indiretti, riduzioni delle tasse, investimenti nelle linee viarie di terra e di mare, favorendo il rilancio del settore edilizio, l’espansione del mercato automobilistico e dei trasporti in generale. I prezzi delle materie prime – la maggioranza delle importazioni italiane – potrebbero aumentare esponenzialmente e, al contrario, si potrebbe assistere al crollo dei prezzi dei prodotti finiti che dominano le nostre esportazioni.

L’azione del governo dovrà valutare i partner commerciali, privilegiando le nazioni amiche ed ampliando la sfera d’influenza economica e politica italiana, a tutela degli interessi nazionali. Gli accordi commerciali dovranno essere realizzati uscendo dal sistema di scambi finanziari internazionali, dando luogo ad un sistema basato sullo scambio paritario tra prodotti finiti (da parte dell’Italia) e materie prime (da parte delle controparti).

Si potrebbe pensare di incentivare alcune Nazioni al commercio con l’Italia attraverso banche speciali nelle quali depositare la valuta estera acquisita grazie agli acquisti fatti in Italia e tramite le quali si pagherebbero i beni delle controparti (in primis materie prime) con prodotti lavorati italiani o con gli script, cioè note riscattabili in cambio di prodotti italiani, da far utilizzare soprattutto ai turisti. Così l’Italia avrebbe la possibilità di accumulare riserve di valuta estera da utilizzare in caso di emergenza.