Mafia: gli affari della famiglia Fontana a Milano, tra cavalli e orologi di lusso

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I fratelli Angelo, Giovanni e Gaetano Fontana, finiti in carcere oggi nel blitz antimafia della Dda di Palermo nell’ambito della inchiesta “Mani in pasta” e considerati esponenti di spicco del clan dell’Acquasanta, da diverso tempo vivono a Milano dove hanno spostato il centro dei loro affari, riciclando denaro sporco proveniente da estorsioni, traffico di stupefacenti e controllo del gioco d’azzardo.

Gli inquirenti parlano di una vera e propria delocalizzazione al nord che la “famiglia” ha realizzato grazie ad una rete di complici e ai patrimoni accumulati. Affari realizzati senza intimidazioni, “con una contaminazione silente ma non meno insidiosa per il tessuto connettivo dell’economia nazionale, in termini di alterazione della libera concorrenza, indebolimento delle tutele per i lavoratori ed esposizione delle istituzioni alla corruzione”, scrive il gip.

L’operazione di delocalizzazione riguarda diverse attività commerciali tra cui anche attività di produzione e commercio del caffè, con un trasferimento delle aziende da Palermo a Milano, che ha goduto delle complicità di imprenditori lombardi. Gli investigatori lanciano inoltre l’allarme sulle ingerenze mafiose in una distribuzione veloce e generalizzata di aiuti e crediti per imprenditori e operatori del commercio, per favorire la ripresa economica e che, per essere tale, deve limitare i controlli preventivi delle amministrazioni pubbliche e degli istituti di credito sui potenziali beneficiari.

“La velocizzazione dell’accesso alle misure di sostegno creditizio, affidata soprattutto al senso di responsabilità e alla correttezza dei richiedenti – scrive il gip – potrebbe invogliare i componenti della organizzazione mafiosa a manovre spregiudicate dando fondo a reti relazionali collaudate, con imprenditori, funzionari pubblici e agenti degli istituti di credito compiacenti, per attivare manovre truffaldine in grado di intercettare indebitamente denaro pubblico”.

Soldi nell’ippica, tra l’acquisto di cavalli e le gare truccate 

C’è anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l’acquisito di puledri di razza nell’inchiesta della Finanza che ha portato all’arresto di boss e gregari mafiosi dei clan dell’Arenella e dell’Acquasanta di Palermo. Cosa nostra investe nel settore dell’ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d’Albenga, Siracusa, Milano e Modena. In particolare dall’inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, è emerso che l’uomo della cosca nel mondo dell’ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all’interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva.

Gli orologi di lusso tra i nuovi affari di mafia

I fratelli Fontana, esponenti dello storico clan mafioso palermitano dell’Acquasanta, arrestati oggi con la madre e oltre una novantina di boss ed estorsori, avevano messo su una redditizia attività imprenditoriale a Milano di commercio di orologi di lusso, attraverso società italiane ed estere gestite tramite prestanomi: denaro a fiumi e riciclaggio dei soldi sporchi della cosca anche grazie alla complicità di un commercialista milanese. In una intercettazione uno degli indagati consiglia al boss Giovanni Fontana di acquistare in Inghilterra una società con soli 150 euro, garantendosi la possibilità di accendere a un numero enorme di conti correnti.

Nella conversazione si parla di bonifici di decine di migliaia di euro provenienti da Londra. Il pentito Vito Galatolo ha raccontato ai pm: “mio cugino Angelo Fontana figlio di Stefano, suo fratello Gaetano e Giovanni sono la stessa cosa, nel senso hanno tutto in comune, lui a Milano gestisce tutto a livello? economicamente a livello sugli orologi, brillanti compra vende, manda suo fratello a Palermo, fanno affari con altri gioiellieri”.

“Ricordo che molti orologi venivano smerciati all’estero – ha aggiunto Galatolo – in particolare in Germania, dove venivano riciclati con appositi punzoni”. E raccontando di un prestanome ha spiegato: “Gli hanno fatto aprire invece una gioielleria ma con i soldi dei Fontana, è uno smercio là… pure perché loro lavorano pure… portano orologi, cose rubate, li portano in giro… a Francoforte, in Germania”.

Dichiarazioni involontariamente confermate dal boss Giovanni Fontana in una intercettazione: “Io lo sai perché gli vendo gli orologi a lui?… ogni settimana mi porta trentamila.. fissi! Perché lui lo sai che venerdì, viene martedì a portarmeli due volte! Quelli di prima e quelli dopo!”. “La giornata è questa… guadagni duemila euro al giorno, mille io, mille Gaetano, sto guadagnando ventimila euro al mese, solo la mia parte. Angelo di più!… Angelo viaggia… centomila euro al mese fa!”.