Messina: indagini sulla strage della nave Sansovino, resta grave un operaio

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Messina: indagini sulla strage della nave Sansovino, resta grave un operaio. Il giorno dopo la tragedia si cerca di capire come sia stato possibile che tre marittimi siano morti come topi, uno dopo l’altro, nella “pancia” della nave Sansovino. Il traghetto dei migranti, che per anni ha operato sulla rotta Porto Empodocle – Lampedusa, era fermo nel molo Norimberga del porto di Messina per alcuni lavori di manutenzione.

Un controllo all’interno del serbatoio si è trasformato in una trappola mortale: una nube tossica, provocata quasi certamente dai residui di nafta, ha investito chi si era avventurato nella camera stagna e i compagni di lavoro che hanno cercato di prestare i primi soccorsi.

Le vittime non sono operai di ditte esterne, ma tutti dipendenti della Siremar Caronte & Tourist: Gaetano D’Ambra, 27 anni, di Lipari, secondo ufficiale di coperta; Christian Micalizzi, 38 anni, messinese, primo ufficiale, operaio di macchina di Palermo ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Piemonte. I medici del reparto di Rianimazione lo stanno sottoponendo a ventilazione meccanica per superare il grave stress respiratorio. Migliorano invece le condizioni delle altre persone rimaste intossicate: i colleghi di lavoro Gaetano Venuti, Antonino Lombardo ed Emanuele Geraci e il comandante della nave, Salvatore Virzì.

Secondo una prima ricostruzione, il primo a entrare nel serbatoio della nave sarebbe stato Gaetano d’Ambra, subito investito dalle esalazioni mortali provocate con ogni probabilità dall’acido solfidrico. Gli altri suoi compagni di lavoro avrebbero tentato invano di soccorrerlo, rimanendo a loro volta intossicati.

Per accertare le cause dell’incidente sono state aperte tre inchieste: quella della magistratura e’ coordinata dal procuratore aggiunto di Messina Giovannella Scaminaci, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo plurimo e lesioni e ordinato il sequestro della nave. “Stiamo svolgendo i necessari accertamenti tecnici e verificando la corretta applicazione delle normative sul lavoro e delle norme sullo smaltimento dei rifiuti”, spiega il Pm.

I primi testimoni sono già stati interrogati dalla Capitaneria di Porto, mentre un’indagine interna e’ stata avviata anche dalla Caronte & Tourist. L’obiettivo è quello di ricostruire con esattezza la dinamica della tragedia, anche se i sindacati puntano il dito sulla mancanza di sicurezza e sul rispetto dei protocolli.

Un’accusa condivisa anche dai parenti delle vittime: “Non si può morire in questo modo. Erano evidentemente allo sbando, senza alcun controllo, non si possono abbandonare cosi’ al loro destino i propri lavoratori” dice Paolo Parisi, fratello di Santo, il motorista deceduto.

Nel pomeriggio il presidente della Regione Rosario Crocetta, si è recato a Messina per manifestare la propria solidarietà e assicurare l’impegno della Regione a sostegno delle famiglie dei tre marittimi. “Non possiamo accettare che il lavoro serva per morire, il lavoro deve servire per vivere”, ha detto il Governatore ribadendo il concetto già espresso dal Capo dello stato Mattarella che ieri aveva definito “inaccettabile” ogni morte sul lavoro in un paese come il nostro. (ANSA)