“La Squadra mobile rappresenta una straordinaria scuola di formazione: da qui sono passati i migliori investigatori di questo Paese, e voi dovete esser orgogliosi. In giro per il mondo se si parla di lotta alla mafia si parla delle forze di polizia. Si parla di uomini e donne che hanno combattuto la mafia”. Lo ha detto il il ministro dell’Interno Marco Minniti durante la cerimonia nella sala Sant’Elisabetta della Squadra mobile di Palermo, nel corso della quale è stato scoperto un busto in bronzo, in memoria del vice questore aggiunto della Polizia Antonino Ninni Cassarà, che ha diretto la Sezione Investigativa di quell’Ufficio dal 3 maggio 1980 al 6 agosto 1985, quando è stato ucciso dalla mafia.
Al termine della proiezione di un video che ha ricostruito, attraverso filmati e testimonianze, gli ultimi 25 anni di attività della squadra mobile del capoluogo, Minniti ha detto: “Vedere quel filmato mi ha fatto venire la pelle d’oca, una sequenza di straordinari successi resi possibili grazie al sacrificio di singoli. E il pensiero va a quegli uomini e a quelle donne che hanno sacrificato la propria vita per questi obiettivi. Per me sono degli eroi che ci hanno consentito di acquisire un tale patrimonio che ci viene invidiato da tutte le polizie del mondo. Senza di loro, l’Italia non sarebbe quella che è oggi. Prendo in prestito una frase di Churchill, pensando a quello che avvenuto alla squadra mobile di Palermo in questi anni, “mai così tanti devono così tanto a così pochi”.
“Cassarà e Bignone sono due persone che hanno dedicato la vita allo Stato. Per me sono degli eroi, che ci hanno consentito di avere un patrimonio di conoscenze che le altre polizie ci invidiano”, ha aggiunto Minniti.
“Cosa nostra voleva sovvertire lo Stato e questa strategia stragista è stata sconfitta. Quella mafia è stata colpita al cuore. Totò Riina è morto al 41 bis”, ha detto il ministro dell’Interno Marco Minniti. “Noi abbiamo due nemici mortali della democrazia, il terrorismo e le mafie. Io li metto sullo stesso piano. Noi li abbiamo sempre considerati due nemici mortali, con i quali non e’ possibile alcun tipo di mediazione e di contenimento”.
“La lotta contro le mafie è una grande questione che riguarda l’intero Paese – ha proseguito Marco Minniti – ma se noi oggi possiamo dirla di averla combattuta, possiamo dire di averlo fatto attraverso una straordinaria combinazione, un’alleanza tra le forze di polizia, la magistratura e un vasto fronte dell’opinione pubblica. Questo è uno straordinario elemento di forza dell’Italia che ci fa più forti anche contro il terrorismo internazionale. La mafie non sono state sconfitte e sono ancora forti”, per tale ragione quella “grande alleanza”, questa “azione di squadra”, per Minniti resta importante e strategica.
Al termine dell’evento, a cui ha preso parte, tra gli altri, anche il capo della Polizia Franco Gabrielli, nella sede della Questura è stata dedicata una sala al primo dirigente della polizia di Stato Mario Bignone, che ha prestato servizio alla Squadra mobile di Palermo dal 25 novembre 2002, assumendo la direzione della sezione “Catturandi” dal 06 febbraio 2008 fino al 21 luglio 2010. (ANSA/AGI/ITALPRESS)