Missili francesi “made in Usa” ritrovati all’interno del comando del generale Haftar

0
119
missili francesi

Missili francesi nelle mani dei miliziani di Khalifa Haftar in Libia. Per l’esattezza stiamo parlando di quattro missili anticarro Javelin “made in Usa” acquistati dalla Francia nel 2010, ritrovati all’interno del Comando del generale Haftar a sud di Tripoli.

Lo “scoop” lo ha fatto il quotidiano statunitense New York Times e  il ministero della Difesa francese non è ancora riuscito a dare una risposta convincente. Secondo le fonti militari francesi ascoltate dal giornale Usa, i quattro Javelin del valore di circa 170 mila dollari ciascuno “non erano più funzionanti”, ma facevano parte di un lotto di 260 missili venduti dagli Stati Uniti alla Francia nel 2010. Queste armi sarebbero state acquistate per “proteggere le forze francesi schierate in Libia per operazioni d’intelligence e di controterrorismo”.

E’ pertanto lecito pensare che personale militare francese fosse presente nella strategica città di Gharian, l’avamposto scelto dalle forze di Haftar nell’operazione militare per conquistare la capitale Tripoli. Eventualità, quest’ultima, più volte emersa da fonti stampa e sempre smentita dalle autorità francesi.

Lo scorso primo luglio, l’ambasciata della Francia in Libia aveva “smentito categoricamente” le notizie riportate “sui social media e da alcuni organi di stampa” sulla presenza di “soldati o personale militare francese” a Gharian, città situata 80 chilometri a sud di Tripoli recentemente conquistate dalle forze del Governo di accordo nazionale libico (Gna).

In un messaggio su Twitter, la rappresentanza diplomatica francese aveva definito “false” le notizie in merito al presunto sostegno militare garantito da Parigi agli uomini dell’autoproclamato Esercito nazionale libico del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che dal 4 aprile assedia Tripoli.

Lo scorso 28 giugno, il capo della prima brigata di fanteria delle forze del Governo di accordo nazionale libico, Mustafa al Mashi, aveva sostenuto di aver visto “militari francesi” fuggire da Gharian quando i suoi uomini erano entrati nella città a sud di Tripoli fino a quel momento controllata dalle forze di Haftar. Intervistato dall’emittente televisiva libica “Libya al Hurra”, al Mashi aveva affermato di “aver notato sei auto con a bordo militari francesi che si trovavano nel comando delle operazioni di Haftar a Gharian”.

Il consigliere militare francese sentito dal “New York Times” non ha saputo spiegare cosa ci facessero i Javelin comprati dai francesi nel comando di Haftar a sud di Tripoli. Secondo il ministero della Difesa francese, citato dal quotidiano “Le Figaro”, i missili Javelin “danneggiati e fuori uso” erano stati “temporaneamente immagazzinati in un deposito per la distruzione”, sottolineando che le armi “non sono state trasferite alle forze locali”.

Il ministero ha confermato queste armi erano destinate “all’auto-protezione di un distaccamento francese schierato per scopi di intelligence anti-terrorismo”.

Questi sviluppi riportano alla mente il caso dei 13 cittadini francesi muniti di passaporto diplomatico fermati con delle armi lo scorso 14 aprile dalla dogana tunisina alla frontiera con la Libia. Il convoglio di veicoli francesi era stato fermato dopo il rifiuto della scorta di consegnarmi le armi di cui erano in possesso.

Successivamente, al termine di un lungo negoziato, le autorità tunisine hanno fatto sapere di aver rilasciato la delegazione trattenendo tuttavia le armi. Non dichiarare le armi alla dogana è illegale e scatena la contro-norma che consente di perquisire veicoli con targa diplomatica. L’episodio aveva fatto emergere il sospetto di operazioni clandestine francesi per appoggiare il generale Haftar nell’offensiva militare per assumere il controllo di Tripoli.

Diversi media libici vicini al governo di Tripoli hanno rilanciato la notizia, mai confermata al livello ufficiale, di un centro di comando delle forze di Haftar nella località di Gharian. Lo scorso 18 aprile, inoltre, il ministero dell’Interno del Governo di accordo nazionale aveva interrotto ogni collaborazione di sicurezza con la Francia per il presunto sostegno di Parigi alle forze del generale Haftar; la cooperazione è poi ripresa lo scorso mese di giugno, dopo un “chiarimento” a Tunisi tra il ministro dell’Interno libico Fathi Bashaga e l’ambasciatore francese Brigitte Curmi.

Intanto l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha aggiornato a 1.048 morti (inclusi 106 civili) e 5.558 feriti (tra cui 289 civili) il bilancio delle vittime degli scontri in corso a Tripoli e dintorni dal 4 aprile. Da oltre tre mesi è in corso nella parte occidentale della Libia un’operazione militare condotta delle milizie di Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, contro le forze del Consiglio presidenziale del Gna, l’organo esecutivo con sede a Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite e guidato dal premier Fayez al Sarraj.

Dopo settimane di sostanziale stallo, recentemente le forze governative hanno cominciato una controffensiva culminata con la città di Gharian, strategico avamposto dell’Lna circa 80 chilometri a sud di Tripoli. Proprio li’ sono state trovate le armi prodotte negli Usa. La scorsa settimana il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto una tregua urgente in Libia, facendo appello a tutti gli Stati membri affinché rispettino “pienamente l’embargo sulle armi” imposto nel 2011, oggetto di numerose violazioni negli ultimi mesi. Inizialmente, si riteneva che le armi di fabbricazione statunitense rinvenute a Gharian fossero state vendute da Washington agli Emirati Arabi Uniti, eventualità però smentita ufficialmente dal governo di Abu Dhabi.