Un silenzio commosso ha accompagnato in mattinata la cerimonia di intitolazione di un tratto di piazza Vittoria al prefetto Antonio Manganelli, alla presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli, del questore di Palermo Renato Cortese e della vedova di Manganelli, Adriana Piancastelli. “Da oggi la questura avrà un nuovo indirizzo”, ha detto Cortese con visibilmente emozionato: “Salita Antonio Manganelli, in piazza Vittoria”.
Una breve cerimonia nella Sala Piersanti Mattarella all’Assemblea regionale siciliana, ha fatto da prologo alla scopertura della targa. Presenti la vedova di Manganelli, Adriana Piancastelli, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ma anche il presidente uscente dell’Ars Giovanni Ardizzone, diversi Prefetti della Sicilia, tra cui quella di Palermo Antonella De Miro, quella di Caltanissetta Teresa Cucinotta e quello di Agrigento Nicola Diomede.
“Ringrazio il sindaco che ha fatto propria la nostra iniziativa di intitolare un tratto della piazza Vittoria a Palermo al prefetto Antonio Manganelli. Il ricordo personale è legato ai successi investigativi quando lui guidava la questura. Manganelli e’ stato un demiurgo della polizia di Stato. Un’istituzione che ha coinvolto i cittadini non tralasciando il settore della comunicazione”, ha detto il questore di Palermo, Renato Cortese.
Dopo la cerimonia è stata scoperta una targa posta sul prospetto del palazzo della questura. Già direttore generale della Pubblica Sicurezza e questore di Palermo dal 20 febbraio 1997 al 17 ottobre 1999, Manganelli è morto prematuramente a causa di un tumore quattro anni fa, il 20 marzo 2013. Insignito il 19 aprile 2013 della Medaglia d’Oro al Valor Civile, è stato “uno straordinario leader visionario,un abile demiurgo della polizia di Stato, che ha catturato importanti latitanti e il suo è stato un talento autentico a servizio della democrazia e della giustizia”, ha ricordato Cortese, durante il suo intervento. Un video che ha ripercorso i momenti più salienti della carriera del poliziotto, costellata da tanti successi contro la criminalità organizzata, con la cattura di importanti latitanti di mafia.
Un nodo stretto in gola non ha mai lasciato la vedova dell’ex questore, Adriana Piancastelli, che ha ringraziato “i poliziotti di Palermo, quelli che non ci sono più e coloro che continuano a fare il loro dovere. Grazie ai ragazzi delle scorte che mi sono stati vicini nei momenti difficili, a quella porticina, ambita e desiderata da tanti, che è la Squadra mobile. Grazie a questa città che è uno stimolo vivente, agli odori di ciclamino e di sfincione, ai suoi colori e al suo cielo. Grazie a mia figlia che ha superato il dolore più grande della sua vita – ha aggiunto – facendo forza sul ricordo del padre, sulla caparbietà che ha ereditato dal papà, riuscendo a laurearsi in anticipo. Grazie ad Antonio che ha saputo coniugare l’essere poliziotto con una cultura giuridica raffinata, con un sorriso che non ha mai perso, un coraggio e un impegno costante, restando vicino ai suoi poliziotti, amando insieme a me questa città”.
E’ stato il sindaco Leoluca Orlando ad avviare l’iter amministrativo che ha consentito l’intitolazione del tratto di piazza Vittoria. “E’ stato un poliziotto buono, intelligente e coraggioso – ha detto il prefetto, Antonella De Miro -. Nel 1986 nell’aula bunker ha raccolto con Falcone le prime dichiarazioni di Buscetta e ci ha messo la faccia scortandolo alla sua prima uscita”.
“Antonio Manganelli apparteneva a quella rara categoria di persone che avrebbe fatto bene in ogni luogo, in ogni incarico, perché straordinariamente intelligente, ossia per la straordinaria capacità di entrare in sintonia con il mondo, per la sintonia sociale. Anch’io ho vissuto nel mito di Manganelli”, ha spiegato il capo della polizia Franco Gabrielli. “Aveva avviato una svolta, una rivoluzione per la nostra amministrazione che aveva bisogno di ancora un di un po’ di tempo”, ha aggiunto. “Abbiamo vinto tante battaglie ma la strada è ancora lunga”, ha concluso Gabrielli.
Alla cerimonia ha preso parte l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. “Noi da qui vogliamo – ha detto Lorefice – celebrare la vita e lottare contro la cultura mafiosa e malavitosa, questa e’ la via che ci unisce per sconfiggere il male”. (ITALPRESS).