I cittadini del Comitato Intercondominiale sono stati stretti collaboratori di padre Puglisi a Brancaccio nel campo dell’impegno sociale per la realizzazione dei servizi primari nel territorio e per affermare gli alti valori per i quali avevano consapevolmente dato la vita tantissimi uomini dello Stato e non, per contrastare concretamente la mafia.
Un sodalizio, quello composto da padre Puglisi-Comitato Intercondominiale, nel quale si è lasciato coinvolgere lo stesso parroco e ciò è ampiamente dimostrato da numerosi documenti. C’è da chiedersi perché padre Puglisi si sia lasciato coinvolgere in questa meravigliosa esperienza comunitaria. E’ stata creata la pagina https://www.facebook.com/
I “Mi piace” ottenuti sulla pagina sino ad oggi sono 231 e l’amministratore della pagina può esserne anche contento. Però c’è un fatto che colpisce: scoprire che il libro di Salvo Riina, figlio del capo della mafia Totò u curtu, ha raccolto oltre 2300 “Mi piace” che a quanto pare aumentano ogni giorno di più e contengono commenti, per la stragrande maggioranza, che dimostrano affetto e molta vicinanza nei confronti del figlio del boss.
Attenzione, c’è da puntualizzare che i 231 “Mi piace” della pagina facebook “pino martinez racconta padre puglisi” possono restare tali. Però questo forte scarto numerico fa scoprire che qualcosa non funziona in termini di affermazione della cultura della Legalità. Se Riina jr, il figlio del capo mafia, riesce ad avere questa forte solidarietà; se un cantante palermitano di un genere molto seguito soprattutto nei quartieri disagiati, disgregati e di periferia ha un successo notevole con video che contengono evidenti messaggi mafiosi riuscendo ad avere consensi innumerevoli su youtube e decine di migliaia di fans nella sua pagina facebook; oppure la notizia del mafioso uscito dal carcere e festeggiato la sera dell’arrivo nella sua casa di Palermo nei pressi di corso dei Mille con i botti bloccando il traffico; inoltre assistere in un quartiere disagiato a un gioco tra bambini che si puntano la pistola giocattolo in testa e ricevere la risposta: “stiamo giocando alla mafia”; ancora in un altro luogo disagiato, mentre giocano correndo con le biciclette, sentirli gridare “comando io”, titolo di una ormai nota canzone di genere neomelodico di Daniele Di Martino contenente messaggi altamente diseducativi dove prevale la cultura mafiosa (vedi https://www.youtube.com/watch?
Questi esempi sono la punta dell’iceberg (quindi di ciò che a ciascuno di noi potrebbe capitare di vedere, pensa a quello che non si vede) che ci dovrebbe fare riflettere profondamente sul problema della lotta concreta alla mafia. Non lasciamoci ingannare dai messaggi finali che contengono taluni video (uno di questi citato sopra) che hanno l’obiettivo di apparire positivi ed inseriti per non incorrere nei rigori della legge e continuare ad essere diffusi.
E’ inevitabile porsi la domanda se l’obiettivo è costruire icone negative per i nostri bambini/ragazzi che avvertono il fascino del male e riaffermare la presenza della mafia e della cultura mafiosa nel territorio. Pertanto è comprensibile se la mafia e la cultura mafiosa, a 25 anni dalle stragi, sono ancora al di là dall’essere sconfitte. Probabilmente, quello che diceva “Pappagone”, il personaggio televisivo di tanti anni fa interpretato da Peppino De Filippo, dovremmo chiedercelo tutti: “siamo vincoli o sparpagliati?”
L’auspicio è che leggiate l’ebook “Un Martire dell’Amore per le vie di Brancaccio con don Puglisi” che contiene fatti assolutamente inediti e documentati e che se approfonditi ritengo siano elementi che possano servire come riferimento per aiutare la nostra società civile a crescere. Altrimenti non si capirebbe la violenta reazione della mafia nei confronti di tre componenti del Comitato Intercondominiale ai quali nella notte del 29 giugno 1993 i killer della mafia bruciarono le porte d’ingresso di casa e nei confronti di padre Puglisi che due mesi e mezzo dopo fu assassinato dagli stessi il 15 settembre 1993.
Sulla divulgazione dell’ebook “Un Martire dell’Amore per le vie di Brancaccio con don Puglisi” possono contribuire tutti, gli amici e quelli che in particolare questa storia, che vede protagonista padre Puglisi, l’hanno vissuta in prima persona. Anche gli organi d’informazione che ritengono utile fare conoscere questo testo possono rendere un servizio alla verità storica.