Restituito agli imprenditori Niceta il patrimonio sequestrato dalla Saguto

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Dissequestrato il patrimonio di oltre 50 milioni di euro degli imprenditori Niceta. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale Misure di prevenzione di Palermo. La decisione è stata presa dal presidente Raffaele Malizia che ha restituito i beni sequestrati nel 2013 dalla giudice Silvana Saguto. Bocciata anche la richiesta di misura personale.

Nel frattempo, i 15 negozi sequestrati ai Niceta sono stati chiusi. Il sequestro era scattato al patrimonio di Mario Niceta e dei figli Massimo, Pietro e Olimpia. Comprendeva le società che gestivano una serie di negozi a Palermo (in via Roma, Corso Camillo Finocchiaro Aprile, viale Strasburgo e via Ruggero Settimo con il marchio Olimpia) e a Trapani (Blue Spirit e Niceta Oggi all’interno del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano).

Tra i beni sequestrati figuravano 11 società e relativi complessi aziendali, con sede a Palermo e provincia: società di gestione di beni immobili, vendita di preziosi, intrattenimento e commercio al dettaglio di abbigliamento; 12 fabbricati, 23 terreni, 16 automezzi, 5 quote societarie e disponibilità finanziarie.

Secondo gli inquirenti il capostipite della famiglia Niceta, Mario, e i figli avrebbero accumulato il loro tesoro grazie ai legami con cosa nostra.

A Trapani avevano contestato ai Niceta di essere prestanome del boss Filippo Guttadauro: tesi che non ha retto al processo d’appello. A Palermo a loro carico erano state prodotte le dichiarazioni del pentito Angelo Siino, che aveva indicato il capostipite della famiglia come prestanome di Giuseppe Abbate, capo della famiglia mafiosa di Roccella, e quella di Massimo Ciancimino che aveva raccontato di un summit con Bernardo Provenzano e il padre, don Vito, a cui avrebbe partecipato anche Mario Niceta. Gli imprenditori erano difesi dagli avvocati Roberto Tricoli e Salvino Pantuso.