Urbano Cairo irrompe nella giornata politica. Nel mezzo della trattativa M5S-Pd per la nascita di una nuova maggioranza di governo, il presidente di Rcs parla dalle pagine del Foglio in una lunga intervista che scuote il centrodestra. Soprattutto gli azzurri di Forza Italia, da tempo alla ricerca di un leader per il post-Berlusconi.
Non è prevista una discesa in campo a breve, ma a tutti pare evidente che Cairo osserva, ribadisce di essere concentrato sulle sue aziende ma si lascia uno spiraglio dietro il “mai dire mai”. “Progettavo la scalata a Rcs da dieci anni senza farne mai parola con nessuno, nell’assoluto riserbo. Un giorno l’ho realizzata. I sogni non si svelano in anticipo: si mettono in pratica”, spiega Cairo.
Magari qualcosa farà, forse presentandosi con un soggetto politico quando ci saranno le condizioni. Le idee chiare su come sarà il suo manifesto il patron del Toro ce le ha: “Vanno incentivati gli investimenti prevedendo un piano di robuste agevolazioni fiscali per le imprese che puntano sui beni produttivi. Va facilitato l’accesso al credito perché molte aziende affrontano problemi di liquidità anche di breve periodo e vanno sostenute, non penalizzate”.
E poi, una seria riforma fiscale che allenti il peso sulle famiglie del ceto medio. Infine, la giustizia, in particolare quella civile. Il giudizio sul governo giallo-verde è durissimo: grillini e leghisti hanno fallito. “Non sono neppure deluso perché solo chi coltiva aspettative può esprimere delusione: io non ne avevo. Quel ‘contratto di governo’ era totalmente irrealistico, Salvini e Di Maio avevano agende inconciliabili”, bolla.
Colpisce l’attacco frontale del presidente Rcs all’indirizzo di Matteo Salvini: ”Lui sa agitare le piazze, fomenta le folle da politico esperto qual è, ma governare è tutta un’altra storia”. D’altro canto, il M5s “ha promosso in ruoli istituzionali gente senza esperienza, che non ha mai studiato, che non ha mai fatto la gavetta”. Perché la competenza è fondamentale. Per Cairo “un leader onesto non promette l’Eldorado: se non lo realizzi, la gente si stufa e l’escursione del consenso è fulminea”. I toni sembrano quelli di una discesa in campo. “Al momento l’idea non mi sfiora”, precisa ammettendo di ricevere “numerose sollecitazioni in tal senso… In tanti mi chiamano e mi dicono: ma quando ti decidi? E’ venuto il tuo momento. Tocca a te. Devi darti da fare per il paese… Io ascolto tutti, con umiltà, mi fa piacere sapere che qualcuno mi considera il punto di coagulo di un nuovo schieramento centrista”.
Da tempo gli azzurri si interrogano se il dopo-Silvio abbia il volto di Cairo. C’è chi vede bene il suo contributo, come Gianfranco Rotondi, tra i primi a pronosticarne un ingresso nell’agone politico e chi, non gradendo le parole supponenti riservate al suo ex datore di lavoro, Silvio Berlusconi (”Io non sono l’erede del Cavaliere, sono diverso da lui, non vivo nell’attesa di ricevere una qualche investitura”), considera il patron del Torino un potenziale competitor. “Nella vita non si prende il posto di qualcun altro”, conclude Cairo che lascia la porta aperta: “Se si vuole compiere il grande passo, si dà vita a una creatura inedita, la s’inventa di sana pianta. Gli innovatori inventano il nuovo, non riciclano il vecchio”. (Fonte LaPresse)