Sala d’Ercole: si complica la riforma elettorale per gli enti locali

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esercizio provvisorio
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Intesa sempre più lontana all’Ars sulla riforma della legge elettorale per gli enti locali. I lavori d’aula in mattinata si sono impantananti all’articolo 1 del disegno di legge. Sono numerosi i punti della riforma sui quali l’intesa fra le diverse anime del parlamento appare difficile.

In particolare la soglia di ballottaggio, con il PD fermo sul 40% e altre forze parlamentari – anche di maggioranza – che spingono per il 35%, mentre Forza Italia continua a chiedere di cancellare del tutto il ballottaggio. Ma intesa lontana anche sulla possibilità di innalzare da 10 a 15 mila abitanti la soglia di applicazione del sistema maggioritario. E sullo sfondo resta la questione della doppia preferenza di genere, con il rischio che un voto segreto in aula possa cancellare la norma.

Così, il presidente Giovanni Ardizzone ha fatto un ulteriore appello: “faccio affidamento sull’intelligenza dell’aula”, ha detto. Ma da quel momento in poi le spaccature sono emerse ancora più forti, con il capogruppo Udc Mimmo Turano che ha chiesto di sospendere i lavori, e l’esponente del Movimento 5 Stelle Francesco Cappello che ha ribadito il ‘no’ alla riforma. “Stiamo discutendo di una legge che ai siciliani non interessa – ha detto Cappello – la Sicilia brucia, i rifiuti ci sommergono, e noi siamo qui a discutere di come annullare al democrazia nell’isola”.

E’ poi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone: “La Sicilia deve affrontare emergenze ben più gravi della riforma elettorale. Basta vedere cosa è successo esaminando l’articolo 1 – ha detto Falcone – ci sono divisioni non solo fra i partiti, ma all’interno degli stessi partiti. Meglio rinviare tutto a settembre”. Analoga richiesta dalla deputata del M5S Angela Foti: “La legge elettorale torni in Commissione Affari istituzionale”.

A Falcone ha replicato Toto Cordaro (Pid Grande Sud): “Sulla legge elettorale si registra una ipocrisia collettiva che ci vede tutti prigionieri, una politica dell’inciucio. E io non ci sto più. Dopo la richiesta di Marco Falcone di Fi di rinviare il voto delle legge elettorale a settembre, continuo a pensare che c’è una strategia che mi sfugge e che mette insieme il M5S, Cracolici (Pd), Turano (Udc) e Falcone (Fi)”. Queste le accuse di Toto Cordaro, capogruppo di Pid-Cantiere popolare. “Sono altrettanto basito dal fatto che il deputato Cappello del M5S – dice Cordaro – dopo avere detto che la Sicilia brucia ci spiega che non brucerà più se cambiamo lo sbarramento per l’elezione del sindaco”. E aggiunge: “Sono colpito da una ipocrisia collettiva che ci vede tutti prigionieri, ma io non resto prigioniero dall’ipocrisia- dice – è uno spettacolo indecente”. E accusa l’opposizione: “Se aspettate qualcosa da Crocetta o se avete qualcosa da attendere, io non ci sto – aggiunge – Io rimando al mittente tutto questo, non è una politica che mi appartiene. Io amo la politica della chiarezza e oggi mi vergogno”.

Dunque, dopo trattative serrate nei corridoi di palazzo dei Normanni, dopo telefonate e discussioni, le spaccature e le tensioni dentro e fra i partiti sono emerse in tutta la loro evidenza. E la strada al momento è tutta in salita.