Nino Velio Sprio, ex impiegato della Regione Siciliana, mandante di cinque omicidi e condannato a cinque ergastoli per averli ordinati, è morto a 73 anni, nella sua casa palermitana, dove stava scontando la pena con la detenzione domiciliare, a causa delle sue precarie condizioni di salute aveva infatti ottenuto la detenzione domiciliare nel 2002.
Nino Velio Sprio fu arrestato nell’ottobre 1999, dopo l’ennesima esecuzione da lui ordinata, quella del panettiere palermitano Antonino Lo Iacono, ucciso dai suoi killer di fiducia, Salvatore e Ignazio Giliberti, poi entrambi divenuti collaboratori di giustizia. Approfittando del clima di tensione in cui viveva Palermo, per tanti anni teatro di omicidi di mafia, Nino Velio Sprio consumava le proprie vendette personali utilizzando sicari prezzolati, uno dei quali, Pietro Guida, sta scontando l’ergastolo. Fu proprio Guida a eseguire due dei delitti più inquietanti, dalla difficile lettura e che solo a distanza di tanti anni furono chiariti: quelli dell’avvocato Giuseppe Ramirez, assassinato a coltellate nel suo studio legale, il 31 ottobre 1989, e quello del funzionario della Regione Giovanni Bonsignore, freddato a colpi di pistola davanti al suo garage, in pieno giorno, nel centro di Palermo, il 9 maggio 1990.
In precedenza era stato ucciso, il 6 marzo 1988, il rappresentante di libri Salvatore Piscitello, sempre per strada – dunque con uno stile che sembrava quello delle esecuzioni di mafia – e le ultime due vittime furono l’altro funzionario regionale Filippo Basile, ucciso a 38 anni, il 5 luglio 1999, al termine della sua giornata di lavoro, nei pressi dell’assessorato regionale all’Agricoltura, e Lo Iacono, l’unico ad essere ucciso lontano da Palermo.
Tutti gli omicidi erano in qualche modo collegati: Nino Velio Sprio era infatti finito in carcere a causa di un’indagine svolta dall’ispettore regionale Bonsignore, prima in servizio all’assessorato alla Cooperazione; in carcere aveva conosciuto e fraternizzato con Piscitello, che, una volta che entrambi erano usciti di prigione, sarebbe andato a trovarlo e a rubargli in casa. Filippo Basile, responsabile del settore disciplina dell’assessorato all’Agricoltura, in cui Sprio era stato trasferito, aveva recuperato le indagini di Bonsignore e avviato le procedure per il licenziamento del collega, condannato con sentenza definitiva ma ancora in servizio.
Slegati dal contesto gli omicidi dell’avvocato Ramirez e del panettiere trasferitosi a Firenze, legati a debiti non saldati. Dopo il delitto Basile, Sprio riuscì ad evitare per alcuni mesi di essere cacciato dall’amministrazione regionale: e anche dopo essere stato individuato (era stato messo sotto intercettazione e gli arrivò telefonicamente l’avviso dei Giliberti, reduci dal delitto Lo Iacono) e dopo essere finito in carcere, ci vollero ancora molti mesi perché venisse definitivamente allontanato. La storia di Sprio è stata raccontata nel libro “Il killer dell’ufficio accanto. La vera storia di Nino Velio Sprio” dal giornalista palermitano de la Repubblica Lucio Luca.