“Per garantire ai nostri concittadini la possibilità di andare a visitare i loro defunti io e l’assessore ai servizi ambientali e cimiteriali Alberto Madonia ogni giorno, festivi compresi naturalmente, garantiamo l’apertura alle 7 e la chiusura alle 18 del cimitero comunale. Stiamo scoppiando”. E’ stanco Francesco Cacciatore, 50 anni, sindaco di Santo Stefano Quisquina (Ag), cittadina di 5mila abitanti, sui Monti Sicani, a 80 km. da Agrigento, al confine con la provincia di Palermo, che rilancia il grido d’allarme lanciato dai suoi 250 colleghi pronti a dimettersi se non arriveranno risposte dal governo nazionale circa la crisi economica che attanaglia i comuni siciliani.
Al suo secondo mandato con circa l’80% dei consensi, Cacciatore non ce la fa più con appena 16 dipendenti e una indennità di 1.200 euro al mese e con il supermercato di famiglia con 100 anni di attività alle spalle gestito dalla sua famiglia.
“Con questo personale ridotto all’osso – dice – gestiamo direttamente il servizio idrico, con un fontaniere ed un impiegato part-time, un servizio che funziona in modo encomiabile. Inoltre – prosegue – gestiamo la raccolta dei rifiuti e vantiamo una raccolta differenziata che si attesta al 78%, tanto che tutti gli anni da comune virtuoso godiamo della premialità della Regione Siciliana”. Ma i problemi in una piccola comunità, dove tutti fanno tutto, non mancano. Tanto che sindaco, assessori e consiglieri comunali per 5 anni consecutivi hanno rinunciato alle loro indennità per acquistare scuolabus e realizzare le cucine all’interno della scuola.
“I quattro assessori – spiega il sindaco – hanno una indennità mensile di 99 euro, devono lavorare e quindi possono occuparsi parzialmente dei problemi della città, anzi li devo ringraziare per quello che fanno, ma noi dobbiamo gestire anche una grande villa comunale con importanti specie autoctone, i servizi cimiteriali, 2 scuolabus. Facciamo miracoli ogni giorno per far funzionare il comune, l’evasione delle tasse è al 40%, ma con questa Italia a due velocità non si può andare avanti. Ci vuole una riforma strutturale della pubblica amministrazione o siamo destinati al fallimento, saremo costretti ad arrenderci”. (Ansa)