Armao: “Sicilia prima regione in Italia a rinegoziare il proprio debito, siamo credibili”

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“Oggi vogliamo evidenziare quello che la Regione ha fatto in questi mesi per l’economia siciliana, soprattutto sul fronte dei documenti elaborati dall’assessorato, sul piano dei conti pubblici territoriali, sul piano dell’andamento dell’economia, sul piano dell’andamento dei tassi d’interesse delle banche, ma anche con alcuni punti importanti come la rinegoziazione del debito. E’ un dato oggettivo, e ieri Cassa depositi e prestiti lo ha detto, che la Sicilia è la prima regione in Italia a rinegoziare il proprio debito quindi ha un elemento di credibilità che prima non aveva. La porzione di derivati costa ai cittadini siciliani oltre 40 milioni di euro l’anno speriamo di potere attenuare questo riflesso negativo. Oggi valgono 400 milioni di euro”. Lo ha detto il vice presidente della Regione Gaetano Armao, nel corso della conferenza stampa di fine anno sull’economia siciliana nel 2018 e le prospettive per il 2019.

“L’approvazione dell’accordo sul credito per il 2019 con Abi – ha proseguito  Armao – ci mette in una condizione di sostegno alle imprese concreta e tangibile”. Sono 17, su 19 del governo, i disegni di legge e i documenti finanziari proposti dall’assessorato all’Economia delle 30 tra leggi e delibere legislative approvate in Assemblea regionale dal dicembre 2017, data di insediamento del governo Musumeci. Mentre delle oltre 550 delibere approvate nel 2018 della giunta regionale, 98 sono state adottate su proposta  dell’assessorato all’Economia che oggi ha diffuso i dati.

“Nel 2001 in Sicilia avevamo oltre 63 dipendenti pubblici per mille residenti. Gli ultimi dati del 2016 dicono che siamo a 54 dipendenti per ogni mille residenti, mentre a livello nazionale siamo passati da 60 circa nel 2001 a 53,7 dipendenti pubblici per mille residenti nel 2016. Quindi oggi possiamo dire di essere nelle media nazionale”, ha detto Giuseppe Nobile, direttore del servizio Statistica dell’Assessorato all’Economia della Regione siciliana, presentando gli ultimi dati congiunturali sulla situazione economica della Sicilia. Il dato emerge dal conto annuale della Ragioneria generale della Regione, nel quale vengono pubblicati i dati sul numero dei dipendenti pubblici. “Questo indicatore evidenzia come sia un errore parlare di una ‘Sicilia sprecona’ in materia di dipendenti pubblici – ha aggiunto Nobile -. Negli ultimi dieci anni è stata fatta una cura dimagrante che ha portato alla riduzione del numero del personale a livello del resto d’Italia, siamo nella normalità, la Sicilia è comunque una regione a Statuto speciale e ha diverse mansioni in più rispetto ad una regione a statuto ordinario”.

“La Sicilia resta una Regione in ritardo, è questo lo scenario che si può delineare”, ha sottolineato Gaetano Armao. Nel triennio 2015-2018, infatti, il Pil nell’Isola è cresciuto del 2,2% a fronte di un incremento del 3,3% del resto del Mezzogiorno e del 4,7% della media nazionale. Nel 2017 la crescita si è fermata allo 0,5% mentre la stima per il 2018 è dello 0,7%. L’incremento del Pil nazionale per il 2018 è stimato intorno all’1,1%.

Migliora leggermente l’occupazione in Sicilia. Tra il 2016 e il 2017 si è passati dal 40,1 al 40,6% con una riduzione del tasso di disoccupazione (dal 22,1% al 21,5%), numeri che restano tra i più alti nel Paese. A ottobre 2018, il tasso di disoccupazione è stato del 19,5% rispetto al 20,4% registrato a ottobre del 2017; il tasso di occupazione ha toccato il 41% contro il 40,7% dell’anno precedente.  “Negli ultimi anni si è registrata una crescita strepitosa delle esportazioni”, hanno sottolineato i tecnici dell’assessorato all’Economia. Da gennaio a settembre 2018, le esportazioni hanno fatto segnare un incremento del 18,9% (8 milioni e 125mila euro), al netto dei prodotti petroliferi la variazione percentuale annua è stata del 20,2%. I dati sono emersi da una ricerca elaborata dall’assessorato regionale all’Economia l’analisi dell’Osservatorio del credito sui tassi di interesse e dell’Osservatorio congiunturale sul credito in Sicilia.

Più soldi dei siciliani nelle casse dello Stato, rispetto ai residenti delle altre regioni, e in cambio meno servizi pubblici. Tra il 2008 e il 2016, in Sicilia, l’aumento delle tasse per i contribuenti è stato accompagnato ad una diminuzione della spesa dello Stato per servizi e investimenti. In termini pro capite, le entrate del settore pubblico a fronte delle spese erogate sono state inferiori per meno di mille euro negli ultimi tre anni (-995), ma erano inferiori per -2.176, otto anni prima. Tanto in Sicilia come nel resto del Mezzogiorno, il residuo fiscale negativo è fortemente diminuito perché si è andata sempre più assottigliando la spesa pubblica rispetto al prelievo.

I dati sulle entrate e le spese della pubblica amministrazione siciliana sono contenuti nel Notiziario di statistiche regionali sui conti pubblici territoriali, realizzato dal Servizio statistica dell’assessorato regionale all’Economia, illustrato in mattinata dal vicepresidente della Regione siciliana e assessore all’Economia, Gaetano Armao, con il ragioniere generale Giovanni Bologna e con il direttore del servizio statistica dell’assessorato all’Economia Giuseppe Nobile. Al contrario, negli ultimi anni, le regioni del Centro-Nord, che registrano un residuo fiscale positivo (entrate maggiori delle spese per 2.558 euro), hanno visto ridursi tale saldo (era di 3.118 euro nel 2008) perché quote crescenti del prelievo sono state spese in quei territori, invece che concorrere al riequilibrio generale delle disparità che caratterizzano il Paese.

Sono aumentati i tributi pro capite del 2,1%, nonostante i minori redditi e anche i contributi sociali pro capite (+30,2% in Sicilia; +16,8% nel Mezzogiorno), i versamenti contributivi all’Inps da parte dei datori di lavoro. Nel frattempo, a fronte di una riduzione delle entrate, è cresciuta la pressione fiscale in rapporto al Prodotto interno lordo: in Sicilia, dal 2008 al 2016, è passata dal 30,5 a 35,8%, nel Mezzogiorno da 30,7 a 34,1 e nel Centro Nord da 31,1 a 33%. “Ciò significa – si legge nel notiziario dell’assessorato – che il risanamento dei conti pubblici perseguito da vari governi, con particolare rigore a partire dal 2011, ha avuto effetti relativamente più onerosi nel Sud del Paese ed in particolare in Sicilia”. L’assessore Armao ha sottolineato “la rilevanza del negoziato finanziario aperto con lo Stato che ha già prodotto i primi significativi risultati e che deve adesso concentrarsi proprio sui temi della condizione di insularità e sulla perequazione infrastrutture, ma sopratutto nella prospettiva del regionalismo differenziato che stanno portando avanti Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna”.

Armao su condizione di insularità e tariffe aeree proibitive

“Nei tavoli aperti con il ministero dell’Economia uno dei punti in questione è il tema della condizione di insularità, della defiscalizzazione o comunque della attenuazione del peso fiscale sui carburanti e della continuità territoriale, cioè la possibilità che, attraverso la condizione di insularità, si possano garantire ai siciliani tariffe aeree calmierate”. Lo ha detto il vice presidente della Regione e assessore all’Economia Gaetano Armao rispondendo ai giornalisti sul caro-biglietti aerei a margine della conferenza stampa di fine anno sull’economia siciliana nel 2018 e le prospettive per il 2019. “Purtroppo – ha sottolineato Armao – la condizione di insularità ci pone in una situazione per cui l’aereo spesso è essenziale e ci porta ad avere prezzi proibitivi e condizioni inaccettabili intanto per i siciliani e poi per sviluppare qualsiasi forma di turismo massiccio, perché è evidente che con questi prezzi i turisti se ne vanno da altre parti e non vengono in Sicilia”.

Armao: “Esercizio provvisorio fatto soltanto come strumento tecnico”

“L’esercizio provvisorio è fatto soltanto come strumento tecnico per consentire di arrivare entro il 2018 ad approvare la legge di bilancio e la legge di stabilità, è un fatto assolutamente tecnico, non ha valenza di un esercizio provvisorio senza bilancio come purtroppo per decenni è avvenuto. E’ importante che la Regione si sia data attraverso il governo un bilancio entro metà dicembre con una delibera di giunta”. Lo ha detto il vice presidente della Regione e assessore alla Economia Gaetano Armao, in mattinata, nel corso della conferenza stampa di fine anno sull’economia siciliana nel 2018 e le prospettive per il 2019.