L’assessore all’Energia della Regione Siciliana, Alberto Pierobon sarebbe stato uno degli “interlocutori” dell’ex parlamentare Paolo Arata negli uffici dell’assessorato. Lo scrivono i pm di Palermo nel decreto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta che ipotizza un giro di corruzione nel settore dell’energia eolica. Si tratta del filone palermitano dell’indagine che evde indagato per corruzione anche il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri.
L’interlocuzione sarebbe arrivata “grazie all’intervento” del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. “Per incontrarmi in assessorato bisogna prendere appuntamento e registrarsi – afferma in una nota Pierobon -. Non serve una raccomandazione, ci sono lavoratori che mi hanno incontrato dopo avermi contattato su Facebook. Ovviamente bisogna avere argomenti concreti su cui discutere. Il signor Arata, che si è presentato come responsabile nazionale dell’ambiente del centrodestra e come rappresentate di alcune aziende, è venuto a lamentare che una sua società aveva delle autorizzazioni bloccate da quasi due anni – racconta -, dicendo che era vittima di un’ingiustizia e che era pronto a rinunciare a ingenti investimenti in Sicilia attaccando la Regione anche sulla stampa per la burocrazia lumaca. Ne aveva parlato anche coi suoi avvocati. Ho ascoltato le sue argomentazioni, ha continuato a contattarmi – racconta ancora l’assessore all’Energia della Regione Siciliana – ma non ho fatto nulla di particolare se non garantire il buon andamento dell’amministrazione: ho chiamato l’assessore Cordaro per dirgli di verificare quanto mi era stato riferito, per capire se il problema era reale e se era tutto in regola”.
Pierobon aggiunge: “Non ho mai avuto alcun favore da questo signore, non ho mai garantito alcuna utilità, non sono mai stato a pranzo, mai frequentato, neanche per un caffè. Tra l’altro non avrei neanche il potere di farlo, le procedure sono in capo ad uffici di un altro assessorato”. E ancora: “I settori dei rifiuti, dell’energia, depurazione, sono ad altissimo impatto economico e hanno un elevato rischio di attirare l’interesse della criminalità organizzata. Quindi bisogna alzare sempre di più le misure di trasparenza e di sicurezza per evitare infiltrazioni. Da quando mi sono insediato ho fatto davvero ogni sforzo per garantire tutto questo, lavorando 16 ore al giorno e confrontandomi con tutte le istituzioni”.
Secondo Pierobon “quello che è accaduto è anche un campanello di allarme per i rischi che corrono questi settori. Io ho agito a un primo livello di verifica politica e amministrativa – conclude -, chiedendo all’assessorato al Territorio di controllare. Poi oltre un certo livello ci deve pensare la magistratura che ha strumenti che noi non abbiamo e per fortuna lavora bene. Noi non possiamo che investire sulla trasparenza e sull’applicazione di procedure di legalità come abbiamo sempre fatto, nell’interesse di tutti”.
Cordaro: “Ho visto Arata una volta. Me lo presentò l’assessore Pierobon”
“Ho visto Paolo Arata una sola volta. Me lo presentò l’assessore Alberto Pierobon”. Lo ha detto all’Adnkronos l’assessore regionale al Territorio e Ambiente della Sicilia, Toto Cordaro, parlando dell’inchiesta sull’eolico della Dda di Palermo che vede coinvolto il sottosegretario Armando Siri ma anche l’ex deputato Fi Paolo Arata, docente universitario, ritenuto vicino all’imprenditore Vito Nicastri, il ‘re dell’eolico’ Nicastri.
“Gli uffici mi dicono che Arata presentò due istanze di progetti, sul biometano. In entrambi i casi riteneva di avere il diritto di esclusione dalla Via, la Valutazione di impatto ambientale, ma i tecnici non hanno accolto l’istanza inviando il progetto alla Commissione per la valutazione”.
Per i pm della Dda di Palermo “quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’Assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilitàdel progetto alla VIA, valutazione di impatto ambientale), Arata è riuscito ad interloquire direttamente con l’assessore Cordaro, e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”.
“Mannino non lo vedo e non le sento da tempo”, dice Cordaro. “Ma qui stiamo parlando di una persona che ha chiesto una “raccomandazione”, se si può chiamare in questo modo, che poi non ha avuto seguito”.