“Il Nord ha bisogno del Sud, il mio Recovery Plan per l’Italia” di Michele Geraci*

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(di Michele Geraci*) Un tempo, il Sud aveva bisogno del Nord che offriva prospettive di vita e lavoro migliori a chi emigrava dalla Sicilia e dal Mezzogiorno. Si supponeva che con questo sistema, la ricchezza che i meridionali guadagnavano nelle fabbriche del Nord avrebbe potuto essere ritrasferita nelle terre di origine e portare sviluppo e benessere anche al Sud. Ciò non è avvenuto, anzi il gap sociale ed economico tra Nord e Sud invece che diminuire è aumentato.

Oggi, Veneto, Lombardia, Emilia non possono più da sole tirare su l’economia per tutti i 60milioni di italiani, anzi le difficoltà del Sud si stanno trasformando in una zavorra sociale ed economica per tutto il Paese. Oggi, è quindi il Nord e l’Italia intera ad aver bisogno del Sud, che sia stabile e prospero. Siamo allora di fronte ad un’occasione storica, unica che va ben sfruttata per poter finalmente dare al Sud quello sviluppo che è sempre stato “potenziale” e quasi mai realizzato. Per la prima volta un Sud prospero è nell’interesse di tutti.

È con questa premessa che ho stilato un ‘Recovery Plan’ per l’Italia che contiene una forte componente di idee e progetti, anche molto specifici, dedicati al Sud che che comincia con: 1) Trasformare il Sud Italia nella nuova Costa Azzurra. Le nostre bellezze naturali e il clima non hanno nulla da invidiare a Cannes, ma bisogna portare avanti un piano di rinascita che includa turismo, arte, cinema, agricoltura, trasporti e infrastrutture, istruzione, parchi commerciali e centri di ricerca. In pochi chilometri, tra Montecarlo e St. Tropez, loro sono riusciti a sviluppare Festival del Cinema, Gran Prix Formula 1, produzione di formaggi, profumi, lavanda, casinò, finanza, turismo di alta classe, aeroporto internazionale, stazioni sciistiche e centri di ricerca come ‘Sofia Antipolis’. 2) Sviluppo di alta velocita ferroviaria che in 8 ore porti da Palermo a Berlino. In mancanza di un impossibile sviluppo del settore immobiliare residenziale, la seconda opzione disponibile è quella dello sviluppo di infrastrutture: ferrovie, porti, aeroporti. Ma il focus deve anche essere sui traporti locali: sarebbe completamente inutile lavorare solo sulle grandi direttrici se poi da Agrigento a Palermo servissero più di 30 minuti di treno. 3) Sviluppo di parchi energie rinnovabili. È inutile cercare di sviluppare un centro finanziario in Sicilia che competa con la City di Londra. Il Sud invece ha il sole, che lì scarseggia, e può trasformarsi nel produttore a basso costo di energia non solo per se stesso, ma anche per le fabbriche del Nord prima e subito dopo per favorire lo sviluppo di industrie locali. L’Italia, paese manifatturiero, deve sviluppare una chiara strategia energetica che possa renderla indipendente dalle regioni instabili del mondo con focus sulle rinnovabili ed il Sud può aiutare il Paese intero. Capisco benissimo i problemi della salvaguardia dell’ambiente, ma credetemi, io che sto entrando a far parte del Climate Change Interactive del MIT di Boston, so bene che le due cose non sono in contraddizione, anzi. Del resto, i parchi eolici li fanno in grande armonia con la natura anche in Scandinavia, che non sono proprio i paesi peggiori al mondo per rispetto dell’ambiente ed anche Greta Thunberg viene da là. 4) Miglioramento delle Zone Economiche Speciali. Le ZES devono mirare allo sviluppo delle opportunità. La presenza di sgravi fiscali è importante e ho seguito di persona l’ottimo lavoro dell’assessore regionale Turano. Ma se l’economia attorno non cresce, non ci sono profitti e senza profitti gli sgravi fiscali non possono essere da volano agli investimenti. La mia idea è quella di creare all’interno delle ZES un sistema giuridico, di regole e leggi sul lavoro basate su modello anglo-sassone. Aziende e dipendenti godono di flessibilità massima su assunzioni e licenziamenti: chi vuole partecipa; chi invece cerca il posto sicuro, lavorerà altrove. In questo modo, si filtrano e si attraggono i veri talenti del Sud ma anche da fuori, coloro che sono disposti a mettersi in gioco, ad investire in start up in nuove tecnologie. Coloro che hanno capito che non siamo più negli anni ‘70. Giorni fa, in modo informale, ho già informato del mio Piano il neoministro per il Sud Mara Carfagna, una persona che so essere molto attenta alle problematica economiche e sociali del Mezzogiorno. A giorni conto di illustrarle i dettagli per passare alla realizzazione pratica.

*Michele Geraci, professor of Practices in Economic Policies alla Nottingham University a Ningbo e adjunct professor alla New York University a Shanghai, in Cina, è stato sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio internazionale nel governo Conte I