Le orribili immagini della strage di Parigi e i truculenti video dell’Isis diffondono una visione dell’Islam come forze distruttrice di tutto ciò che fuoriesce dai binari di una rigida interpretazione del Corano. Ma i musulmani non ci stanno ad essere associati ai crimini di terroristi e tagliagole, soprattutto i rappresentanti delle comunità che da anni vivono, perfettamente integrati, nelle nostre città. E per dimostrarlo in tutta Italia si stanno lentamente ma progressivamente moltiplicando le manifestazioni di cordoglio per le vittime dei fondamentalisti.
Del rapporto tra Islam e terrorismo abbiamo parlato con il responsabile siciliano della Coreis (Comunità religiosa islamica). La prima sorpresa sta nel fatto che parliamo con un musulmano nato a New York e che vive e lavora a Palermo. L’Imam Ahmad Abd al Majid Macaluso, infatti, è un convertito che ha scelto di seguire la “Parola di Allah” dopo un lungo percorso di studi dedicati a René Guenon. Fin dalla metà degli anni 80 frequenta lo Shaykh Abd al Wahid Pallavicini e partecipa attivamente al Centro Studi Metafisici di Milano. Nel ’95 diventa membro del Coreis, da allora la sua attività lo ha visto impegnato nel diffondere il Corano promuovendo il dialogo interreligioso tra Islam, Cristianesimo ed Ebraismo, attività che non gli ha impedito di promuovere manifestazioni di solidarietà con le vittime della violenza terroristica, come quella in risposta all’attacco del museo del Bardo di Tunisi o il massacro di venerdì 13.
Può spiegare a noi Cristiani cosa vuol dire essere musulmano in Italia?
“Essere musulmano dappertutto, non solo in Italia, significa essere sottomesso alla volontà divina nella consapevolezza di essere sempre sotto lo sguardo di Dio e che il Suo riflesso è visibile e può essere ricercato in tutte le sue creature. L’Islàm, infatti, significa ‘sottomissione a Dio nella pace’. Essere di fede islamica significa anche cercare il dialogo interculturale. Coniugo l’essere italiano, con valori e costumi occidentali, con la religione Islamica. Con naturalezza, senza artifizi. I valori occidentali come i valori di ogni tradizione, anche quella islamica, derivano da ciò che l’Illuminismo ha voluto definire la ‘religione naturale’ per distaccarsi da una visione forse, a quel tempo, generalmente un po’ decaduta delle strutture religiose esistenti in Occidente. Ma i valori sono gli stessi di tutte le religioni, compreso l’Islàm”.
Parlando di Islam oggi non possiamo non fare riferimento a quanto sta accadendo nel mondo. Cosa pensa gli attacchi terroristici di Parigi e dell’Isis più in generale?
“Recita il Corano: ‘Ben si distingue la Verità dall’errore’. Le stragi sono certamente opera di persone che hanno perso la condizione di ‘Muslimun’ (musulmani: letteralmente sottomessi a Dio nella Pace), per il fatto di avere distorto la dimensione trascendente della rivelazione divina a proprio uso e consumo. Le prime vittime sono proprio i musulmani che si vedono tirati in ballo da contesti ed eventi tragici in cui la religione islamica è estranea; gli stessi integralisti sono quasi sempre isolati dal resto della umma. I religiosi vivono la religione, i criminali la usano per la vanagloria e il potere personale. Dobbiamo condividere una sfida: la battaglia del dialogo e della cultura come antidoto all’estremismo e al terrorismo. Si tratta di una sfida intellettuale e di un combattimento spirituale per la coesione e l’integrità del genere umano, contro la disgregazione e l’integralismo. Dobbiamo collaborare per favorire un lavoro istituzionale ed educativo che permetta alle religioni, ai credenti e ai cittadini di ogni cultura di non venire confusi o manipolati dai falsi maestri delle ideologie apologetiche del radicalismo o del nazionalismo. Ci dobbiamo aiutare per oltrepassare la retorica del fondamentalismo e l’ingenuità di coloro che si illudono di interpretare la coesione come un astrazione sentimentale che non distingue più le profonde differenze tra i credenti pii, gli impostori e gli individui violenti”.
Ci spiega la differenza tra i precetti del Corano e il fondamentalismo con l’applicazione della Sharia in tutti gli aspetti della vita pubblica o la jihad come via per raggiungere il Paradiso?
“Si dimentica sempre un principio fondamentale della Tradizione Islamica, che è quello di adattarsi al Paese che la ospita. Il fondamentalismo propaga l’errore dell’imposizione formale e indiscriminata di norme non essenziali per la pratica della religione, che per l’appunto da secondarie diventano principali. Il jihad è il combattimento contro la propria anima per asservirla alla signoria dello Spirito alla Pace che da Esso promana. Il fondamentalismo non ha la prospettiva trascendente; cercano nemici esteriori mentre sono i primi a vivere nell’errore e nell’ignoranza spirituale”.
Come sono, secondo lei, i rapporti tra la comunità musulmana e le altre religioni in Italia?
“Bisogna distinguere la Sicilia e il nord. Qua in generale molto buoni. Le intense relazioni e testimonianze sfociate in eventi di alto livello istituzionale con la Comunità Ebraica e la Diocesi lo testimoniano. Il 27 ottobre, per la giornata del dialogo Islamo-Cristiano, Abbiamo marciato, tutti i rappresentanti della città, dal centro speranza e Carità fino alla cittadella del Povero per testimonia Pace e Armonia. Personalmente rappresento, per la maggior parte dei miei correligionari, il naturale ponte tra la società italiana e l’appartenenza islamica. Per i cattolici, essendo un musulmano di madre lingua italiana, posso essere di aiuto nel rendere accessibile e comprensibile l’Islam. Dagli arabi musulmani sono visto con grande considerazione per lo sforzo che compio come Imam palermitano nel ribadire, in tutti gli ambiti della società italiana, la pratica della religione islamica (che impone il rispetto delle leggi del Paese in cui si è cittadini o ospiti) e i diritti-doveri dei suoi fedeli”.
A Tunisi e ad Amman, dopo gli attacchi terroristici e l’uccisione del pilota giordano si sono viste manifestazione di piazza contro i terroristi fondamentalisti. Perché, secondo lei, è così difficile ad oggi mobilitare la coscienza civile dei musulmani per bene in Europa?
“E’ diverso il contesto. In Tunisia o ad Amman la maggioranza della popolazione è islamica, qua siamo una minoranza, e c’è sempre il timore di essere le valvole di sfogo degli ignoranti e di ritorsioni di chi vuole strumentalizzare gli eventi per fini personali o di potere. Se poi pensiamo ai titoli di alcune testate nazionali … Può aiutare un esempio. Si immagini se per l’attentato mafioso al giudice Falcone un giornale avesse scritto “Siciliani Bastardi” ! No. Nessun cristiano accetterebbe di essere additato come malfattore, o che la religione cattolica produca mafiosi, visto che i mafiosi per i loro riti di iniziazione usano modalità prese dalla religione. Ciò ci chiarisce un aspetto fondamentale, che le forme religiose in quanto tali sono perfette per il fine a cui sono destinate (la salvezza dell’uomo), invece la differenza la fa l’intenzione pura o distorta di chi ne fa uso. Secondo il detto evangelico: Li riconoscerete dai loro Frutti”.
Ma i cristiani e gli Occidentali in generale, devono avere paura dell’Islam?
“Dell’Islam, quello vero (e l’unico) che significa Sottomissione a Dio nella Pace certamente no, anzi possono solo trarne beneficio. Delle sue contraffazioni, che sono anche alimentate dall’ignoranza e dalla cattiveria umana, sì”.