Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone, ex dirigenti del Comune di Palermo, tra gli arrestati per corruzione, nel marzo 2018 erano stati condannati a due anni, in primo grado, con altre 19 persone (funzionari comunali, tecnici, imprenditori e un notaio), per la lottizzazione abusiva di via Miseno (dove entrambi risultano residenti e dove 12 villette sono state confiscate dalla magistratura), nella borgata marinara di a Mondello.
Sulla vicenda, spiega l’avvocato di Li Castri, Marcello Montalbano, “è in corso il processo d’appello, anche per quanto riguarda la confisca. La lottizzazione – aggiunge – non riguarda l’attività di pubblico funzionario di Li Castri”.
La terza sezione penale, allora presieduto da Marina Petruzzella, trasmise gli atti alla Procura per nuove indagini sui casi emersi in dibattimento e rimasti fuori dal processo. Poco prima della sentenza di primo grado Li Castri era stato nominato dall’amministrazione comunale nel Cda dell’Amg Gas.
Nell’agosto 2015, quando Li Castri era già stato rinviato a giudizio, fu comunque nominato dirigente comunale. Al processo il Comune si costituì parte civile per aver subito un “danno d’immagine” e gli fu riconosciuta una provvisionale di 500 mila euro. Secondo il pm Francesco Gualtieri, titolare dell’accusa nel processo di primo grado, per costruire le villette era necessario che il Consiglio comunale approvasse un piano particolareggiato, passaggio che non avvenne. Come si evince dall’ordinanza emessa oggi dal gip Michele Guarnotta, tre degli indagati (Li Castri, Monteleone e Fabio Seminerio) risultano residenti in via Miseno.
I due dirigenti comunali di Palermo, Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone, arrestati per corruzione “continuano a godere di un’ampia fiducia all’interno degli organigrammi comunali, sicché appare chiaro che, in assenza di un’adeguata misura cautelare potranno continuare a beneficiare di incarichi apicali all’interno dell’area tecnica e di ogni altra struttura amministrativa”. Lo scrive il gip che li ha arrestati per corruzione.
Per il magistrato sarebbe “pericoloso per il buon andamento della macchina comunale continuare ad affidare funzioni di rilievo a due soggetti palesemente inclini a delinquere”. “Neppure va sottaciuto – aggiunge – quanto emerso all’esito del processo di primo grado in cui entrambi sono risultati condannati per il reato di lottizzazione abusiva. Proprio nell’ambito di quella vicenda, è emersa con forza la vera e propria indifferenza dei due dirigenti comunali per i beni pubblici legati alla tutela dell’ambiente e al buon governo del territorio che, nell’ottica di chi dirige uffici all’interno di qualsiasi area tecnica comunale, dovrebbero semmai rappresentare un vero e proprio faro atto a guidare ed illuminare ogni scelta amministrativa”.
“Li Castri (uno dei due dirigenti arrestati, ndr) continua a tutt’oggi a vantare un inusitato potere decisionale in relazione all’intera organizzazione comunale”, prosegue. Il gip sottolinea anche “la strettissima contiguità che, nonostante le recenti vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, continua a legare Li Castri all’assessore Emilio Arcuri, contiguità ad esempio tradottasi in vere e proprie richieste di suggerimenti/nulla-osta che l’assessore ha avanzato sulle modalità con cui ruotare gli incarichi dirigenziali all’interno dell’area tecnica comunale”.