“Sono nata Badalamenti” è il titolo del libro scritto da Maria Badalamenti, una delle figlie di Silvio, direttore delle esattorie di Marsala, che venne assassinato il 2 giugno 1983, mentre andava al lavoro. Il volume sarà presentato venerdì 28 alle 18 alla biblioteca comunale di corso Umberto I a Cinisi. Saranno presenti Berta Ceglie, regista e direttore artistico e Aldo Ruffino, vice sindaco del paese.
Il padre dell’autrice, figlio di un fratello del boss don Tano Badalamenti, aveva sempre portato quel cognome come un fardello, disprezzando tutto ciò che la mafia rappresentava in quegli anni di buio e di silenzio, ma questo non servì a salvargli la vita.
Maria Badalamenti, con il suo libro, ha cercato di rendere giustizia al padre, ucciso da cosa nostra, nella follia delle vendere trasversali, soltanto per la parentela con il padrino, pur non avendo mai avuto a che fare con l’organizzazione criminale.
Ad un certo punto anche Silvio Badalamenti finì in un blitz contro il clan di Cinisi, con l’accusa di aver guidato l’auto blindata di don Tano da Palermo a Milano. “Ma, dopo averlo interrogato, Giovanni Falcone lo scarcerò subito” ha raccontato Maria, che adesso ritiene di aver trovato nuove prove per tratteggiare la vera storia di quel viaggio con l’auto blindata del capomafia, tramite le nuove prove raccolte che ha già consegnato ai carabinieri.
In quei giorni difficili, Falcone suggerì al padre di Maria: “se ne vada dalla Sicilia”, ma l’uomo gli rispose: “ma io vivo del mio lavoro, dove vado?”. “Era un galantuomo”, disse Falcone al colonnello Nicolò Gebbia, che fece le prime indagini, e aggiunse: “aveva la sfortuna di questa nemesi storica, di portare il cognome Badalamenti”.