Mafia: le misure preventive patrimoniali e il ruolo dell’amministratore giudiziario

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“Da giudice so quale incidenza hanno le misure di prevenzione nella comunità, inoltre dalle intercettazioni sappiamo quanto i mafiosi siano preoccupati dall’efficacia delle misure preventive di tipo economico”. Lo ha detto il giudice Fabio Marino, magistrato in Corte d’appello, a Villa Malfitano Whitaker, a Palermo, durante il convegno nazionale su “Sequestri e confische tra contrasto alla criminalità e tutela del mercato: il bilanciamento necessario” organizzato da Advisora Milano, rappresentata dall’avvocato Salvatore Leone Giunta, amministratore giudiziario.

Per il presidente dell’ordine dei dottori commercialisti Fabrizio Escheri “le aziende sequestrate e confiscate possono rimanere in vita, ma è compito dell’amministratore capire l’azienda può continuare la sua attività e può rimanere sul mercato”.

Tra gli interventi anche quello del procuratore della Repubblica di Messina Maurizio De Lucia, il quale ha evidenziato come sia stata fatta “una grande operazione di contrasto su quattro pilastri. Il primo sforzo è stato quello legislativo e operativo nella cattura dei latitanti e nell’isolamento previsto con il regime del 41 bis. Poi lo sfruttamento delle indagini, e catturati i capi si è cercato di impedire la riorganizzazione. A questo va aggiunta l’applicazione delle misure come forma di contrasto. Il sistema di prevenzione funziona nonostante i limiti. Il mercato – ha aggiunto De Lucia – si tutela con l’eliminazione da esso dei soggetti mafiosi. Le forze di polizia oggi sono preparate adeguatamente e appena si avvia un’indagine su un soggetto, parallelamente nasce quella patrimoniale. Ecco che avviene l’aggressione sistematica al patrimonio dei mafiosi”.

“Sono convinto che le misure di prevenzione patrimoniali siano state e continueranno ad essere l’arma vincente contro la criminalità organizzata e il ruolo dell’amministratore giudiziario assume connotati sempre più rilevanti, sia sotto il profilo delle responsabilità, sia sotto il profilo della delicatezza delle funzioni e oltre ad essere un pubblico ufficiale, non è solo un semplice ausiliario del giudice, ma diventa “il braccio” del giudice”. Lo ha detto l’avvocato Salvatore Leone Giunta, amministratore giudiziario e presidente di ‘Advisora’, introducendo il convegno nazionale su “Sequestri e confische tra contrasto alla criminalità e tutela del mercato: il bilanciamento necessario”, organizzato a Villa Malfitano Whitaker, a Palermo, al quale hanno partecipato magistrati, docenti universitari, avvocati, commercialisti. “Tra il giudice e l’amministratore giudiziario – ha aggiunto Leone Giunta – ci deve essere un rapporto di assoluta cooperazione e fiducia ed è necessario e fondamentale che non solo il giudice abbia stima fiducia sull’operato dell’amministratore, che deve essere occhi e orecchie del giudice in sede di sequestro, ma che questa stima e fiducia siano reciproche per ottenere i migliori risultati”.

“Chi si avvicina a questo nuovo campo professionale – ha proseguito Salvatore Leone Giunta – non deve vedere solo nell’Amministrazioni Giudiziari  una nuova opportunità di lavoro, ma deve sentirsi chiamato ad una missione, difficile, delicata e rischiosa in cui è fondamentale la propria scelta di campo. Ci prefiggiamo di diffondere una nuova cultura, una nuova diversità di approccio nel mondo delle amministrazioni giudiziarie. Un metodo che si basa sulle esperienze di professionisti che, pur operando in realtà territoriali diverse, condividono gli stessi valori, per questo siamo convinti che l’amministratore giudiziario nella sua accezione moderna si debba intendere non come incarico professionale, bensì come “ mestiere” che comporta un’assunzione diretta e consapevole di responsabilità”, ha concluso Leone Giunta.