Gli agenti della polizia di Stato hanno sequestrato beni per un valore di circa 6 milioni di euro, riconducibili a due imprenditori palermitani legati al mondo delle scommesse: Benedetto Bacchi, di 47 anni, e Francesco Nania, di 50 anni.
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione con il quale, su proposta del Questore del capoluogo siciliano.
Nello specifico, oggetto dell’odierno sequestro a carico di Bacchi risultano 11 beni immobili tra Palermo, Partinico e Borgetto, 3 veicoli, 6 rapporti finanziari, 1 quota societaria, 4 società con sede a Partinico, 4 società aventi sede a Malta attive prevalentemente nei settori dei giochi e scommesse e dell’edilizia. Nei confronti di Nania è stato invece disposto il sequestro di una società operante nel settore dell’esportazione alimentare con sede nel comune di Ottaviano, in provincia di Napoli.
La pericolosità sociale di Bacchi e Nania, indiziati di appartenere a Cosa nostra, secondo gli investigatori, è emersa nell’ambito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile confluite nell’operazione “Game over” che lo scorso 1 febbraio ha portato all’arresto di 31 persone – tra cui i due indagati – accusate a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini hanno confermato l’esistenza di una forte compenetrazione tra l’attività dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale da gioco e di raccolta di scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muovono consistenti flussi di denaro che rappresentano una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni per la stessa associazione criminale.
In tale contesto tra gli arrestati figurava, con un ruolo di primissimo piano, Benedetto Bacchi, imprenditore del settore dei giochi e delle scommesse online, il quale, tramite un vero e proprio accordo contrattuale con Cosa nostra palermitana, sarebbe riuscito, nell’arco di un breve arco temporale, a monopolizzare il settore e realizzare una rete di agenzie di scommesse abusive (riferibili principalmente al marchio “B2875”), capaci di generare profitti quantificati nell’ordine di oltre un milione di euro mensili.
“La figura di Bacchi – sottolineano gli investigatori – assume i caratteri propri dell’imprenditore colluso con Cosa Nostra che ha scelto deliberatamente come socio l’organizzazione mafiosa, stipulando patti con i suoi esponenti in modo da poter realizzare la strategia di espansione del proprio circuito di scommesse, offrendo in cambio elevati profitti derivanti dalla sua illecita attività”.
Le indagini hanno dimostrato come parte dei profitti derivanti da tale illecito sistema venivano poi distribuiti come compenso alle famiglie mafiose, in relazione al volume d’affari dei punti scommesse distribuiti nelle varie aree di influenza mafiosa.
Le indagini patrimoniali hanno consentito di ricostruire l’ingente patrimonio di Bacchi, “frutto evidente – spiegano gli investigatori – del reimpiego dei capitali di illecita provenienza nell’acquisto di beni, anche fittiziamente intestati a prestanome, oggi colpito dal provvedimento di sequestro (tra i quali spicca una lussuosa villa sita in viale Margherita di Savoia)”.
Con il medesimo provvedimento a carico di Bacchi è stata disposta l’amministrazione giudiziaria della SI.CO.SE srl, con sede a Partinico, in quanto nell’ambito delle indagini è emerso il controllo diretto da parte sua dell’attività di impresa esercitata dalla stessa società.