
La rivoluzione c’è stata. Forse non totale, ma sicuramente evidente. Perché oggi la Sicilia è “un’Isola appetibile”. Così chi oggi parla di discontinuità dovrebbe ammettere che “la vera discontinuità è rappresentata da Crocetta e dal suo governo” e “l’ingrato Pd”, invece di osteggiare la ricandidatura a Palazzo d’Orleans del governatore dovrebbe “fare le barricate” per sostenerlo. Mariella Lo Bello, vice presidente della Regione siciliana e assessore alle Attività produttive, mette da parte la diplomazia.
La sua è una difesa convinta dell’esecutivo targato Crocetta, del lavoro fatto in cinque anni di legislatura, e dello stesso presidente, che rivendica il suo diritto a presentarsi ancora una volta davanti agli elettori. Una candidatura che non piace ai democratici, non scalda gli animi degli alleati di governo che invocano discontinuità rispetto a un’esperienza ormai archiviata da mesi in una campagna elettorale iniziata anzitempo e ancora avvolta nella palude.
“Il Pd dovrebbe fare le barricate per difendere questo presidente perché mai in Sicilia sono stati raggiunti tali risultati” dice all’Adnkronos l’assessore Lo Bello, che si autodefinisce esponente del Megafono. Del Pd quest’anno non ha rinnovato la tessera. “Non mi ci riconosco in questo momento – ammette Lo Bello -, anche se mi sento molto più di sinistra di tanti che oggi sembrano essere diventati i padroni del partito”.
Certo in questi cinque anni “sono stati fatti errori”, ma chi critica questa esperienza non guarda alle “cose buone fatte”. Degli esempi? “Il risanamento del bilancio, aver riportato la sanità dall’ultimo all’ottavo posto a livello nazionale, aver messo in sicurezza i programmi comunitari – dice Lo Bello -. Siamo la prima regione d’Italia per piani energetici comunali approvati: 300 Comuni su 390. Abbiamo ridato a tre aree il loro sogno industriale, penso alla Blutec a Termini, la Cesame a Catania, al Birrificio Messina”.
“Il Pd faccia una scelta: le primarie. Il tempo c’è, non si può non farlo. Le regole non si scrivono e poi si applicano solo se conviene. Le regole servono a evitare scorrettezze e la regola dice che il presidente uscente a meno che non vi siano gravi motivi, e non mi sembra il caso di Crocetta, viene ricandidato. L’uscente ha diritto di partecipare alle primarie e noi invochiamo uno strumento che è scritto nelle regole del partito. Si facciano le primarie di coalizione, poi chi vince sarà sostenuto con lealtà da tutta la coalizione”, dice all’Adnkronos Mariella Lo Bello, vice presidente della Regione siciliana e assessore alle Attività produttive, tra i fedelissimi del governatore Crocetta, intervenendo sul nodo delle alleanze e del candidato a Palazzo d’Orleans del centrosinistra alle regionali d’autunno. “Non si può chiedere – prosegue – a un presidente uscente che ha ottenuto grandi risultati, nonostante l’ostilità che sin dal primo momento ha subito dentro la sua stessa maggioranza, di farsi da parte come se avesse lavorato male. Il Pd dica quali sono le accuse a Crocetta. La verità è che con il governatore è stata messa in atto ogni tipo di strategia per cercare di metterlo fuori gioco dopo che aveva fatto il lavoro che serviva per far uscire la Sicilia dalla condizione drammatica in cui si trovava”.
Per Lo Bello solo “un candidato unico porterà il centrosinistra a vincere e non si può chiedere al presidente di farsi da parte. Dire “adesso non servi più”. Se non si dovesse percorrere la strada delle primarie il presidente si ricandiderà e io lo seguirò perché ne ho condiviso l’azione in tutti questi anni. Abbiamo affrontato giorni terribili”. E l’ipotesi del modello Palermo invocata dal centrosinistra? “Il modello Palermo è un modello che mette fuori gioco i partiti per poi usarli. Questa è la verità. La partita delle elezioni in Sicilia non può essere decisa nelle stanze del palazzo e del resto l’avventura e la rivoluzione di Rosario Crocetta non è cominciata nei palazzi” conclude Lo Bello. (AdnKronos)