Palermo: frattura nella giunta Orlando, Sinistra Comune autospende Catania

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comune di palermo

E’ crisi politica a Palazzo delle Aquile, con Sinistra Comune, che esprime a Palermo nella giunta di Leoluca Orlando, l’assessore Giusto Catania.  La spaccatura è avvenuta dopo il voto, all’alba di ieri, sul bilancio di previsione, cui non hanno partecipato i consiglieri comunali del movimento scegliendo di andare fuori dal’aula.

“Sinistra Comune ieri si è riunita e mi ha chiesto di autosospendermi da assessore della giunta Orlando, per questa ragione non ho partecipato ai lavori dell’esecutivo – ha detto Giusto Catania, in conferenza stampa on line – Il prossimo 9 gennaio ci sarà un’assemblea cittadina di Sinistra Comune e capiremo se dobbiamo continuare l’esperienza politica”.

Col voto in consiglio comunale sul bilancio è saltato il mutuo per le opere accessorie al tram e la destinazione di una ventina di milioni sempre per le nuove linee del tram. La mossa, messa in atto grazie ad alcuni emendamenti condivisi dalla maggioranza e dall’opposizione, ha prodotto una frattura interna alla coalizione che sostiene il sindaco Leoluca Orlando. Si è sospeso anche il presidente di Amg Mario Butera, espressione di Sinistra Comune nell’azienda partecipata del gas.

“La maggioranza ha scelto un’altra cosa – ha detto Giusto Catania, presente in conferenza stampa con il capo gruppo a Sala delle Lapidi Barbara Evola e con gli altri consiglieri comunali – è un fatto nuovo sul quale va fatta subito una riflessione. Sinistra Comune mi ha chiesto di autosospendermi dalla giunta e rimettiamo il nostro mandato nelle mani dell’assemblea di Sinistra Comune che si svolgerà il prossimo 9 gennaio e quindi in quella sede decideremo il da farsi”.

“Oggi vogliamo sapere se esiste una giunta politica – ha sottolineato Catania – se la giunta vara un bilancio che poi viene stravolto dai partiti in consiglio e allora c’è un problema. La nostra non è una giunta tecnica, ma politica. Vogliamo sapere se esiste ancora il programma con cui abbiamo vinto le elezioni. Questo ce lo deve dire il sindaco, personalmente penso che se non ci sono le condizioni di ripristinare la correttazza e la linearità politica nel percorso, non ci sono ragioni politiche perché possa continuare l’esperienza in giunta di Sinistra comune. Le risposte sono nelle mani del sindaco. Gli emendamenti sono dispetti politici e sono dispetti alla città. Non siamo disposti – ha precisato Catania – a fare trattative politiche con Forza Italia e con gli eredi di Cuffaro se ci sono le condizioni per completare questa azione di governo andremo avanti. Non credo che il sindaco Orlando voglia consegnare la città agli storici nemici della Primavera di Palermo”, ha chiosato Catania.

La conferenza stampa di Capodanno, da remoto, è stata aperta dalla capogruppo Barbara Evola: “Gli emendamenti approvati nel bilancio di prevsione non indicano gli strumenti di miglioramento. Non servono a nulla, ipotecano la discussione politica in aula sul prossimo bilancio ei palermitani devono sapere che domani non saranno sistemate tutte le buche e le scuole della città”.

“Quello che è successo – ha aggiunto Evola – stabilisce una frattura tra la giunta che rappresenta le forze di maggioranza, che hanno esitato il bilancio e forze politiche in consiglio che non si sentono evidentemente rappresentante. Forse c’è il partito del consiglio comunale ultratrasversale. Noi stiamo dentro un percorso che abbiamo costruito nel tempo, continuiamo a restare dentro il programma della coalizione, ancor prima del programma del sindaco, che nella prospettiva di sviluppo della città guardava alla mobilità e a una vivibilità diversa degli spazi della città, al miglioramento delle aziende, continuiamo a stare in questo percorso. Abbiamo colto il segnale politico dell’aula. Italia Viva non ha voluto costruire un percorso con tutte le forze della maggioranza”, ha sottolineato Evola.

 

Le scelte fatte in quell’emendamento sono fuori dal programma, fuori dal percorso iniziato qualche anno fa, abbiamo preso atto che c’era un’altra maggioranza che avrebbe esistato un bilancio che non condividevamo e siamo usciti dall’aula.