“Ho girato tutta l’Italia e Palermo è una delle città più accoglienti e calorose del Paese. Qui tutti sono amici di tutti ed è anche per questo che questa città mi è piaciuta e ho deciso di restarci. Qui mi sento a casa e non ho mai avuto nessun problema. Palermo non è una città razzista, i palermitani sono persone di cuore, ma c’è sempre qualcuno, uno o due persone, che possono avere questi atteggiamenti. E’ una questione di ignoranza, di non conoscenza del diverso”. A dirlo all’Adnkronos è Yacoub Said, il giovane di colore che ha raccontato su Facebook di essere stato allontanato da un bar in pieno centro a Palermo mentre si stava sedendo per prendere un caffè.
“E’ accaduto qualche giorno fa – ricorda Yacoub, 20 anni, originario del Camerun -, i miei amici, tutti ragazzi italiani, erano seduti al bar e avevano già consumato. Io li stavo raggiungendo per chiacchierare un po’ e prendere un caffè, ma appena sono arrivato ho sentito una voce alle spalle che mi ha detto: “Esci”. Mi sono girato e ho chiesto: “Sta parlando con me?”, “Sì, deve uscire”, mi è stato risposto. Mi sono avvicinato al cameriere e ho chiesto spiegazioni ed è stato allora che mi è stato detto: “Perché c’è gente che viene qui a chiedere l’elemosina”. Ho raggiunto i miei amici e ho detto loro: “I neri non possono entrare in questo bar perché sono tutti mendicanti, quindi se vogliamo continuare a parlare dobbiamo uscire”. A quel punto i titolari del bar mi hanno chiesto scusa e avrebbero voluto offrire la consumazione ai miei amici, ma io mi sono impuntato, ho pagato e sono uscito”.
“Neppure un cane lo tratti così – dice Yacoub -, se anche fossi entrato in quel bar a chiedere l’elemosina, e non lo stavo facendo, avrebbero potuto usare un tono diverso e allontanarmi con modi educati”. In Italia Yacoub, che è un attivista di Amnesty International, è arrivato sette anni fa grazie al calcio.
“Ho giocato in diverse squadre – racconta Yacoub – poi quattro anni fa sono arrivato a Palermo e ho deciso di restarci. L’anno scorso ho smesso con il pallone, mi sono diplomato e quest’anno mi sono iscritto all’Università al corso di laurea di Scienze del Turismo”.
In città lui ha deciso di impegnarsi in prima persona sul fronte dell’accoglienza. “Insieme ai miei amici ho creato un’associazione Arte Migrante, un punto di incontro tra gente di tutto il mondo”. Di episodi simili non era mai stato vittima, anche se, ammette, “mi è successo salendo sui mezzi pubblici di essere indicato e di sentire la gente dire: “Vengono qui, si prendono 35 euro al giorno e ci rubano il lavoro, le donne, le case”. Non ho mai risposto. Inutile rispondere agli ignoranti, prima di parlare dovrebbero informarsi bene, ma spesso parlano per scaricare i propri problemi sui più deboli”.
Ma una cosa è un mezzo pubblico, per Yacoub un’altra è un bar in pieno centro. “Se hai un’attività commerciale non ti puoi comportare in questo modo. Non ho nulla contro il proprietario del locale, ma penso che dovrebbe formare adeguatamente il suo personale che con me si è comportato malissimo”. Da Palermo, però, lui non vuole andare via. “Qui sono cresciuto ho costruito amicizie e ho ricevuto tanto calore umano – conclude Yacoub -. Non voglio scappare, sarebbe inutile. Bisogna, invece, restare e cercare di cambiare le cose, contribuire a modificare la mentalità della gente, battere la paura del diverso che spesso nasce solo dall’ignoranza e dalla mancanza di conoscenza”. (AdnKronos)