“A me piacerebbe capire come sia stato possibile tollerare per tanto tempo questa madornale anomalia, cioè che funzionari di pubblica sicurezza, che lavoravano sotto copertura per i servizi segreti, abbiano avuto un appalto in esclusiva su questa indagine. E’ un’anomalia, esclusa da tutte le leggi, quelle di allora e quelle di riforma del settore dei servizi di sicurezza. Mi piacerebbe sapere quali siano state le sollecitazioni per la creazione di questo gruppo di investigazioni e i poteri conferiti a questo gruppo e quale sia la catena di comando che dal 19 luglio del ’92 in poi, ha accompagnato fin dai primi istanti della strage, questa inchiesta, queste sono le domande che aspettano di essere fatte”. Lo ha affermato il presidente della Commissione regionale Antimafia Claudio Fava, riferendosi al ruolo di alcuni poliziotti, tra i quali Arnaldo La Barbera, che era anche un agente dei sevizi segreti, indicato come principale depistatore dell’inchiesta su via D’Amelio.
Iniziative della Fnsi a Roma e dell’Assostampa Siciliana a Caltanissetta
Le dichiarazioni di Fava arrivano a margine dell’audizione del cronista di Repubblica Salvo Palazzolo, indagato dalla procura di Catania per rivelazione di notizie. “E’ stata un’audizione utile – ha aggiunto Fava -. Salvo Palazzolo ha una memoria storica professionale eccellente, ha seguito queste vicende per un quarto di secolo e ci ha permesso di mettere insieme le molte domande che sono rimaste inevase in questi anni, che porgeremo ai legittimi destinatari. Siamo convinti come lui, che la verità sulla strage e soprattutto sui depistaggi che attorno a questa strage sono stati costruiti, non possa essere confinata in un’aula di giustizia. Una verità più complessa che riguarda le catene di comando, le responsabilità istituzionali, le scelte operative e investigative che non possono essere analizzate solo con lo strumento del codice penale”.
Il diritto di cronaca non si perquisisce. Dopo le iniziative di numerose Procure, che con perquisizioni e sequestri ai danni di giornalisti e redazioni mettono a rischio tutela delle fonti e segreto professionale, i giornalisti italiani si mobilitano in difesa del diritto-dovere di informare i cittadini. Giovedì 20 settembre, alle ore 12, nella sede della FNSI, in corso Vittorio Emanuele II, 349 a Roma, in concomitanza con l’udienza preliminare del processo, a Caltanissetta, a carico di tre poliziotti per il depistaggio attorno alla strage di via D’Amelio, la Federazione nazionale della Stampa italiana organizza una conferenza stampa per fare il punto della situazione e illustrare le prossime iniziative.
Sarà anche l’occasione per rilanciare l’appello del cronista di Repubblica Salvo Palazzolo, indagato dalla Procura di Catania per rivelazione di segreto d’ufficio proprio per un articolo dello scorso marzo sulla chiusura dell’inchiesta relativa al processo che inizierà il 20 settembre, a “illuminare” i processi sulle stragi di Stato e dar vita a una nuova, grande stagione di inchieste dei giornalisti italiani sui misteri che hanno insanguinato il Paese e sui quali non si è ancora giunti a ottenere verità e giustizia.
Insieme con il segretario generale e il presidente della FNSI, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, saranno presenti, fra gli altri: il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna; il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani; la portavoce di Articolo21, Elisa Maricola; i giornalisti e le giornaliste Monica Andolfatto, Federica Angeli, Attilio Bolzoni, Paolo Borrometi, Floriana Bulfon, Antonello Caporale, Graziella Di Mambro, Rosaria Federico, Fabrizio Feo, Cristina Genesin, Stefania Limiti, Sabrina Pisu, Luca Salici, Pino Scaccia, Claudio Silvestri, Maurizio Torrealta, Maria Zegarelli.
A Caltanissetta, sempre giovedì 20, il segretario regionale dell’Assostampa Siciliana Roberto Ginex guiderà una delegazione di giornalisti per un sit-in di solidarietà a Salvo Palazzolo a difesa della libertà di stampa che è libertà di tutti.