Medici Senza frontiere e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani dal gennaio del 2017 lavorano in un team congiunto, composto da psicologi, psichiatri, mediatori culturali e assistenti sociali per supportare i migranti che manifestano sofferenza psicologica o hanno riportato traumi. Il progetto dovrebbe concludersi alla fine di giugno, ma si sta valutando l’ipotesi di proseguire almeno fino al termine di quest’anno.
Il servizio, che si svolge nei locali della “Cittadella della salute” del dipartimento di salute mentale, è rivolto agli immigrati ospiti dei Cas e Sprar; al momento si contano 46 assistiti, ma c’è la possibilità di iscriversi ad una lista di attesa.
L’ambulatorio di etnopsicoterapia è attivo due giorni a settimana: martedì e giovedì. “Grazie a questo progetto, con gli operatori di Msf è nata una collaborazione proficua – ha affermato la direttrice del dipartimento di salute mentale della Cittadella della Salute di Trapani Giovanna Mendolia – che ha dato buoni risultati. L’obiettivo, adesso è quello di non interrompere il servizio, ma di continuarlo facendo tesoro proprio dell’approccio multidisciplinare appreso da Medici Senza Frontiere. Per questo abbiamo già pronto il bando per attivare al più presto un albo dei mediatori culturali con requisiti linguistici specifici a cui attingeremo in base alle esigenze”.
“Abbiamo trasmesso con successo il nostro metodo di lavoro che è basato principalmente sul setting multidisciplinare – ha sottolineato Guido Ortelli, medico- psichiatra responsabile dell’ambulatorio per Msf – c’è sicuramente una difficoltà iniziale per i migranti a raccontare di sé perché non è facile parlare di esperienze devastanti ma quando riescono a farlo è un passo avanti significativo per il percorso di cura. Sono tanti i casi di persone che hanno profonde ferite psicologiche dettate da abuso e violenze avvenute durante il lungo viaggio dal loro Paese di origine fino alla Libia”.
La psicologa di Msf Ester Russo ha spiegato: “il servizio ha permesso anche di raccogliere storie di esperienze traumatiche terribili come alcune torture subite dai migranti in Libia. Va evidenziato che, molte persone si sono ammalate anche a causa di un sistema italiano che ancora aiuta poco perché risponde troppo lentamente ai loro bisogni, creando inevitabili conseguenze sulla loro salute mentale”.