Musumeci richiama il centrodestra: “Vincere le elezioni una necessità”

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Musumeci richiama il centrodestra: “Tutti siano convinti della necessità di vincere le elezioni”. Catanese di Militello, 61 anni, padre e nonno, Nello Musumeci, oratore vivace e convincente, è considerato, da numerosi e autorevoli istituti di ricerca, fra i più apprezzati politici siciliani, oltre che oratore vivace e convincente. Politici di lungo corso come Gianfranco Fini e Francesco Storace in tempi e occasioni diverse, in pubblico, hanno detto di Musumeci frasi che nella sostanza vogliono dire la stessa cosa: “Ogni volta è una fatica parlare dopo Nello Musumeci”, “Se c’è un dispetto che si possa fare ad un uomo politico è quello di farlo parlare dopo Nello Musumeci”. 

Musumeci è stato, nell’Isola, il primo presidente di Provincia eletto direttamente dai cittadini. La sua popolarità è legata anche a quella felice stagione (1994-2003) che segnò la ricostruzione morale e politica dell’Ente. In quegli anni, Musumeci è stato il presidente di Provincia col più alto indice di gradimento in Italia (Datamedia 2001). Deputato regionale, dal maggio 2013 è presidente della Commissione parlamentare Antimafia della Regione, eletto all’unanimità.

Onorevole, dalla sua esperienza di presidente della Commissione parlamentare antimafia che fotografia viene fuori della Sicilia e della politica isolana? “Intanto mi lasci dire che sono particolarmente orgoglioso del lavoro che tutta la Commissione ha svolto in questa legislatura. Per la prima volta le attività istruttorie sono state condotte fino all’approvazione finale della relazione. Ci siamo attirati qualche inimicizia e non sono mancate polemiche esterne alla nostra Aula. Ma ci tenevamo tutti, per primo io, a dimostrare che anche in Sicilia la politica può arrivare prima ad individuare le mele marce. Con questa premessa, lo spaccato che abbiamo visto è particolarmente preoccupante, specie per il rapporto tra il potere di controllo della Regione e gli enti sottoposti. C’è molto da fare per capovolgere abitudini intollerabili”.

Quali sono i settori più inquinati dalla presenza mafiosa? E che azioni avete adottato come Commissione antimafia regionale? “Ovviamente le rispondo da presidente della Commissione e la mia risposta nulla attiene alle indagini dei magistrati,  ai loro risultati e al grandissimo lavoro che svolgono. Ai vertici degli uffici giudiziari va il mio grazie, perché la lotta alla mafia ha, in Sicilia, alfieri di grandissimo valore tra i magistrati e gli uomini in divisa. Le nostre inchieste, sulla responsabilità politica, hanno invece mostrato che in Sicilia esiste un problema di selezione della classe dirigente nei comuni, ma che settori strategici come gli appalti per la sanità o i rifiuti non hanno ricevuto i necessari controlli da parte della Regione. Lo stesso vale per le case popolari e l’attività degli Iacp, su cui abbiamo svolto una lunga istruttoria la cui relazione finale verrà approvata a breve”.

Il Governo Crocetta, alla fine, fra critiche e distinguo anche dai suoi alleati, continua a governare la Sicilia. Per lei ovviamente è un bilancio negativo. “Abbiamo provato più volte a presentare una mozione di sfiducia e sottoporla al voto dell’Aula. Ci siamo trovati sempre e soli noi del centrodestra e il gruppo grillino. Sono convinto che prima questa esperienza di Crocetta finisce e meglio è per la Sicilia. Ma sono allo stesso modo convinto che chi ha governato con il PD e con Crocetta non può aspettare l’ultimo giorno o, magari, l’esito del referendum di novembre per decidere da che parte stare”.

In più di un’occasione lei ha parlato di dilettantismo politico da parte dell’esecutivo regionale. In che ambiti si sarebbe maggiormente manifestato? “Anzitutto è mancata una seria programmazione degli investimenti ed è mancata una immagine di Sicilia da costruire tramite le azioni di governo. Potrei citarle l’esempio del Piano Giovani e della sciagurata riforma delle Province, passando per acqua pubblica e per l’incapacità di riformare le società partecipate. Ma se si vuole comprendere come siano stati incapaci e siano tuttora pericolosi basta scorrere le pagine del prospetto approvato sui fondi europei 2014-2020: alla Sicilia non resterà nulla!”.

Veniamo alle prossime elezioni. Non è un mistero che lei si voglia candidare. I suoi sostenitori spingono per una sua candidatura a governatore, ma il centrodestra appare freddo e il recente avvicinamento fra Miccichè e Alfano complica le cose, non trova? “Le svelo un mistero: che io mi voglia candidare o, peggio, auto-candidare è una favola bella e buona. Abbiamo dato vita a un movimento civico per allargare il centrodestra alla società civile astensionista e sono convinto che per vincere bisogna superare il perimetro della vecchia coalizione, che oggi non esiste più. I dirigenti del nostro movimento, a partire dalla nostra portavoce Giusy Savarino e con lei tutto il vertice della nostra agile struttura organizzativa, hanno posto l’opportunità di una mia candidatura. Li ringrazio ed ho offerto la mia disponibilità, impegnato a confrontarmi con chiunque. Una sola cosa non accetteremo mai: un candidato imposto da Roma o pretestuosi e ridicoli veti di carattere ideologico, del tipo “quello è troppo di destra”. In Forza Italia Miccichè sta svolgendo un lavoro importante per mettere assieme i soggetti politici della possibile coalizione. Ed io voglio augurarmi che tutti siano convinti della necessità di vincere le elezioni. Stabiliamo le regole per arrivare al candidato presidente e definiamo il progetto di governo e chi ci vuole stare”.

Distinguo arrivano anche da forze “di destra”, penso a Fratelli d’Italia o al movimento “Noi con Salvini”. Che vuole dire loro? “Ogni sfumatura è un punto di forza e mai una debolezza se, come ho avuto occasione di risponderle, si è tutti animati dal comune desiderio di riconsegnare la Sicilia a un modello di governo efficiente, fondato su onestà e trasparenza. Conosco bene la gente della mia comunità umana, oramai divisa per colpe altrui. Penso che più saremo capaci di alzare il profilo di un progetto alternativo di governo aperto, inclusivo, moderno, partendo dai valori di sempre, e meno incidenza avranno coloro che, certo in buona fede, hanno una lettura della società meno in linea con il tempo che viviamo”.