Una stella in marcia: addio ad Annarita Sidoti

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Aveva 44 anni, Annarita Sidoti. Troppo pochi, per lasciare tutto. Eppure se ne è andata, così presto, e dietro di lei resta la pista più luminosa, quella che solo i grandi calcano.

La marciatrice siciliana, campionessa europea e mondiale e tra i più grandi atleti degli ultimi anni, è morta poco dopo le 13 a Gioiosa Marea, il suo paese. E’ contro il tumore che teneva a bada da anni, faticosamente, che ha perso la gara. Si è arresa, stavolta. Ma non lo aveva mai fatto prima.

Il suo primo titolo europeo lo aveva conquistato giovanissima, a soli 21 anni, a Spalato. Ed era il glorioso ’90, l’anno dei Mondiali in Italia. Sette anni dopo la medaglia più ambita, l’oro ai mondiali di Atene. E poi ancora il bis agli europei del ’98 a Budapest. E poi ancora, e ancora, una carriera veloce e brillante come lei, 47 presenze in azzurro, tre olimpiche, sei mondiali. 

Piccola e grintosa, piccola e vincente, piccola e straordinaria. Una marciatrice unica, un nome che ha fatto grande la marcia in Italia e nel mondo.

Della malattia, scoperta nel 2009, non aveva detto nulla per anni. Tenace come sulla pista, aveva combattuto dietro le quinte la sua battaglia: gli ospedali, gli interventi, le terapie, le speranze, le recidive, e ancora sale operatorie e farmaci. Un passo dietro l’altro, prima avanti e poi di nuovo indietro. Un percorso durissimo, il più duro di tutti, soprattutto se hai figli piccoli, un marito e la fame di vivere di una tigre. A parlarne era stata lei stessa nel 2013, partecipando a una iniziativa sui valori dello sport in una scuola di Pavia.

Sono passati due anni da allora. C’è stato da combattere ancora, e Annarita ha combattuto. Colpo dopo colpo, fino alla fine. Questa gara l’ha persa, è vero. Ma chi l’ha conosciuta, chi ha avuto la fortuna di incontrarla o anche soltanto di vederla in azione, a Spalato o a Budapest o in qualunque altra pista del mondo, sa che non importa. Perché Annarita era, e rimarrà sempre, una stella in marcia.