Il carcere dell’Ucciardone lunedì 8 sarà intitolato al maresciallo Calogero Di Bona

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Dopo l’intitolazione del carcere di Pagliarelli ad Antonio Lorusso, appuntato della Polizia Penitenziaria assassinato il 5 maggio del 1971, in via Cipressi, a Palermo, con il procuratore Pietro Scaglione, cambierà nome anche il più famoso e più antico carcere dell’Ucciardone.

Si svolgerà lunedì 8, alle 11, nel casa di reclusione di Palermo, la cerimonia per l’intitolazione del carcere alla memoria di Calogero Di Bona, maresciallo degli agenti di custodia. Parteciperanno Santi Consolo, capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il provveditore regionale per la Sicilia Gianfranco De Gesu e i familiari di Calogero di Bona.

Di Bona, vice comandante dello storico carcere palermitano, scomparve il 28 agosto 1979, giorno in cui, dopo essere uscito dall’istituto alle 14,05, si era recato a prendere un caffè con gli amici prima di fare ritorno a casa, a Sferracavallo. Dopo oltre trent’anni dalla scomparsa – dice il Dap – grazie anche alla caparbietà dei figli che hanno instancabilmente cercato la verità sulla scomparsa del padre e sui responsabili del feroce omicidio, rimasto irrisolto per decenni, è stato possibile ottenere la riapertura delle indagini.

La Procura di Palermo ha identificato i responsabili sulla base di dichiarazioni fatte da alcuni collaboratori di giustizia. Calogero Di Bona fu dunque vittima di un agguato mafioso: venne sequestrato e ucciso per impedirgli di denunciare la grave situazione di illegalità della nona sezione e dell’infermeria dell’Ucciardone.

Il giorno stesso della scomparsa, il 28 agosto 1979, il maresciallo Di Bona fu strangolato e il suo cadavere bruciato su una graticola a Cardillo. All’epoca la vittima aveva 35 anni, era sposato con la signora Rosa Cracchiolo ed era padre di tre bambini, Giuseppe, Alessandro e Ivan. Il maresciallo è stato riconosciuto dal ministero dell’Interno Vittima del dovere e il 19 settembre 2017 è stato insignito della medaglia d’oro al merito civile in quanto ”nobile esempio di uno straordinario senso del dovere e di elevate virtù civiche, spinte fino all’estremo sacrificio”.(ANSA)