I carabinieri del Nas sono tornati all’ospedale Villa Sofia di Palermo, su richiesta del Ministero della Salute che ha istituito una propria commissione per indagare sul funzionamento del nosocomio, investito dal caso Tutino, il primario di chirurgia plastica e medico personale del governatore Rosario Crocetta, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa aggravata, abuso d’ufficio, falso e peculato. Il Nas – secondo quanto riporta la stampa locale – ha acquisito documenti di natura amministrativa, mentre prosegue l’inchiesta della Procura di Palermo.
Nel frattempo, intervengono i legali del primario di Chirurgia plastica all’ospedale Villa Sofia, medico di fiducia del governatore Crocetta. “Siamo in presenza di un’azione altamente criminale commessa con il mezzo della comunicazione di massa in danno ad un uomo innocente che e’ stato lapidato mediaticamente”, affermano gli avvocati Giovanna e Daniele Livreri, difensori del medico Matteo Tutino, agli arresti domiciliari per truffa ai danni del servizio sanitario, che commentano l’iscrizione nel registro degli indagati dei due giornalisti dell’Espresso “autori dell’articolo che attribuisce sinistramente al nostro assistito malevoli intenzioni nei confronti dell’allora Assessore alla salute, Lucia Borsellino”.
I difensori di Tutino rilevano “come le gravi ipotesi accusatorie formulate dalla Procura di Palermo nei confronti dei due cronisti, per calunnia e pubblicazione di notizie false e diffamazione a mezzo stampa ed il loro atteggiamento processuale, confermano le accorate ed intense smentite rilasciate dal nostro assistito, a mezzo i suoi legali, sin dal primo momento e la sua posizione di persona gravemente diffamata e danneggiata da questa inquietante e terribile vicenda unitamente alla sua famiglia”.
“La storia della falsa e infamante frase attribuita al nostro assistito e ripetutamente pubblicata e ripresa da tutti i media nazionali ed esteri – concludono i legali – lascia intravedere sinistri e indecifrabili scenari di conflitti di potere, di cui il nostro assistito è stato utile strumento passivo, a fronte di una verità elementare: il dottor Matteo Tutino, mediaticamente lapidato, non ha mai pronunciato le parole pubblicate da L’Espresso”.