Giovanni Pepi, alla soglia dei settant’anni e dopo 34 da condirettore responsabile e vice direttore responsabile, lascerà da lunedì 10 aprile il Giornale di Sicilia. E’ stato anche condirettore responsabile del Telegiornale di Sicilia e di Radiogiornale di Sicilia. Soltanto per un mesetto Giovanni Pepi aveva lasciato la condirezione, quando andò in pensione nel 2013. Per un mese a guidare il giornale di via Lincoln fondato dal nonno Girolamo era stato Antonio Ardizzone che guida il giornale dal 1982.
La direzione ora resterà in mano al direttore-editore Antonio Ardizzone, che ha sempre potuto contare su Giovanni Pepi non soltanto come amico e uomo di fiducia della proprietà, ma anche come il punto di collegamento tra la proprietà e il corpo redazionale. Ma questo rapporto ormai da anni si è interrotto. Perché lo sanno tutti che da anni non corre buon sangue tra la redazione, il Comitato di redazione, che è il l’organo sindacale di base, e la direzione. Un quotidiano, il Giornale di Sicilia, che fino a pochi anni fa vendeva oltre 50 mila copie e che oggi, nell’era digitale, come gli altri giornali di carta stampata, è costretto a difendersi. Ed è arrivato a circa 15 mila copie di venduto. dati che non sono molto confortanti, ma che rispecchiano l’epoca del web. Le note tensioni tra direzione e corpo redazionale sono sfociate in sei giorni di sciopero ad ottobre scorso. Uno sciopero record che pochi ricordano nella lunga storia del Giornale di Sicilia cominciata 157 anni fa.
La crisi grave di copie e di pubblicità ha colpito più o meno tutti i giornali cartacei. E il Comitato di redazione ha sempre accusato Pepi – ma anche Ardizzone – di “non confrontarsi con il futuro”, di “non volere affrontare le sfide della modernità”. Accuse espresse anche nel documento dell’ottobre 2016 che parlavano di “una direzione in carica dal 1982, quando gli azzurri di Bearzot e Paolo Rossi vinsero il Mundial in Spagna e in Italia il presidente della Repubblica era Sandro Pertini. Un’era geologica fa”.
Cosa è rimasto? “Un giornale più povero – scriveva il Cdr – senza alcuna sinergia con internet dato che gds.it non è realizzato dai giornalisti del giornale, caso più unico che raro, ma da un service esterno. Senza alcun collegamento con la tv, la nostra Tgs, che un tempo, faceva più ascolti della Rai. Non va bene, non può andare bene”. Una redazione pronta ai sacrifici “Ma non possiamo rassegnarci alla mancanza di idee, di progettualità, di uno sguardo fresco, aperto e lucido verso il futuro. Vogliamo lavorare, informare, vivere. Per questo siamo stati costretti a fare sentire le nostre ragioni con uno sciopero lunghissimo e senza precedenti in Italia – aggiungeva il Cdr dopo il lungo silenzio-. Per fare sentire la nostra voce, per non avallare un progetto che non ci convince e mortifica le professionalità. E siamo pronti a rifarlo, se azienda e direzione si ostineranno a non ascoltare le ragioni di chi vive di questo giornale più di loro”.
Avrà inciso la stanchezza nella decisione di Giovanni Pepi, al di là delle tensioni accumulate negli anni con la stessa redazione. Fatto sta che la decisione dell’uomo del Camper, che ha girato per i quartieri di Palermo con il basco in testa per segnalare i tanti disservizi della città, è da ritenersi come storica. Le malelingue dicono che si respirerà aria nuova nella redazione di via Lincoln.
Adesso, che si chiude un’epoca per il giornale di via Lincoln, la palla passa ad Antonio Ardizzone che ha il compito di trovare un direttore più giovane, più fresco, che guardi alle sinergie editoriali soprattutto tra giornale, sito e televisione. Un direttore che finalmente sia capace di instaurare un dialogo costruttivo con il corpo redazionale e soprattutto sia in grado di valorizzare ancor di più le grandi professionalità che ci sono all’interno del Giornale di Sicilia. Giornalisti di straordinarie capacità messi all’angolo e talvolta messi da parte. Una cosa è certa la redazione vuole un uomo del giornale. Che conosca persone e cose. Ed Antonio Ardizzone, probabilmente, ha già il nome.