Khalifa Haftar alla fine sale sull’aereo, ma non parteciperà ai lavori della conferenza di Palermo sulla Libia, ma ad un summit collaterale. L’uomo forte della Cirenaica è stato per giorni il personaggio più “corteggiato” dalla diplomazia italiana.
Discutere del futuro della Libia senza il generale che controlla con le sue armate ampie porzioni di territorio significa pestare l’acqua nel mortaio. Il premier Sarraj, capo del governo riconosciuto dall’Italia, è troppo debole per garantire la tenuta di un Paese uscito dall’esperienza Gheddafi e oggi attraversato dal vento caldo dell’integralismo.
Il massimo sforzo diplomatico del governo Conte ha ottenuto quindi il minimo risultato. Convinto in extremis, Haftar arriva in Sicilia per partecipare, dopo l’inizio della conferenza e lontano da Palermo, ad un mini-vertice senza il Qatar. Un summit collaterale su questioni legate alla sicurezza al quale sarebbero stati presenti anche i presidenti di Egitto, Tunisia, Ciad e Niger, e i primi ministri russo e italiano, ma senza i rappresentanti della monarchia del Golfo accusata dal generale libico di finanziare il terrorismo fondamentalista e soprattutto senza il rappresentanti del Libyan Fighting Group, componente considerata vicina ad al Qaeda.
Atteso a Palermo, invece, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il premier russo, Dimitri Medvedev.