Il calcio dice addio a Emiliano Mondonico, allenatore verace, persona perbene, dotato di grande umanità

0
251

Contro “la Bestia”, come la chiamava lui, ha lottato come un leone per sette anni. Usando la stessa forza e tenacia mostrata in panchina. Il coraggio per affrontare le grandi sfide, del resto, non è mai mancato ad Emiliano Mondonico, morto all’età di 71 anni.

Verace, pittoresco, capace di gesti plateali e di furibonde polemiche ma anche dotato di grande tenerezza e umanità, oltre che di una conoscenza non comune dei sistemi di gioco, della psicologia dei giocatori, di tecnica e tattica. Emiliano Mondonico era l’eroe ruspante di un calcio antico, che forse non c’è più: prima dei tatuaggi, prima di orecchini e capelli sempre all’ultima moda, Mondonico ha segnato un’era per aver portato due squadre non di primo piano, l’Atalanta e la nobile decaduta Torino, a sfiorare le vette del calcio europeo.

Senza mai tradire la sua immagine di personaggio autentico, non corrotto dallo show business e dal rutilante mondo dei media. Nato e cresciuto a Rivolta d’Adda, paesone della provincia cremonese, la sua famiglia gestiva una trattoria in riva al fiume Adda. Terra di calciatori, di campi sterrati e di nebbia: il piccolo Mondonico giaà all’oratorio ha una sola idea in testa, il pallone. Inizia nelle giovanili della Rivoltana, squadra dilettantistica del suo paese; nel 1966 viene ingaggiato dalla Cremonese, con cui gioca una stagione in Serie D e una in Serie C. Nel 1968-1969 l’esordio in Serie A con la maglia del Torino. Dopo due stagioni scende di categoria per giocare con il Monza (23 gare e 7 reti) e ritornare in A nel 1971-72 all’Atalanta. Chiude la carriera dopo il ritorno alla Cremonese, con cui gioca per sette stagioni tra Serie B e Serie C.

Nell’Atalanta ottiene subito la promozione nella massima categoria. Ma inizia per Mondonico una storia incredibile, una favola sportiva: la squadra aveva perso la finale di Coppa Italia l’anno prima contro il Napoli di Maradona.

Andando i partenopei in Coppa dei Campioni, alla matricola bergamasca spetta un posto in Coppa delle Coppe, che disputa, caso più unico che raro, dal campionato di Serie B. Quella che doveva essere una comparsata diventa, sotto la guida pragmatica di Mondonico e la solida ossatura costituita da giocatori come Carmine Gentile, Progna, Fortunato, lo svedese Stromberg, un’incredibile cavalcata, arrivando a battere ai quarti il ben piu’ titolato Sporting Lisbona e arrendendosi solo in semifinale (senza demeritare) con i belgi del Malines, che poi si aggiudicheranno il trofeo. La squadra conquista anche la promozione immediata in Serie A.

Nelle due stagioni successive ottiene un sesto e un settimo piazzamento in A, con la qualificazione alla Coppa Uefa. Tra il 1990-1991 e il 1993-1994 la seconda pagina fondamentale della storia di “Mondo”: si siede sulla panchina del Torino, ormai da decenni lontano dai fasti del passato leggendario, che lui riporta in alto. Con i granata l’allenatore cremonese ottiene i migliori risultati della sua carriera: quinto nel 1991, si guadagna la qualificazione alla Coppa Uefa a danno dei cugini della Juventus. Il Toro nella stagione 1991-1992 conclude terzo e soprattutto compie un’impresa europea, che fa il paio di quella atalantina: in Uefa accumula vittorie e fiducia, e il capolavoro lo compie in semifinale, dove arriva addirittura a eliminare il Real Madrid.

In finale si arrende all’Ajax pur non perdendo, in virtù del gol segnato fuori casa dagli olandesi. Al ritorno ad Amsterdam rimane celebre il gesto di protesta di Mondonico, con la sedia agitata platealmente in aria in segno di protesta verso l’arbitraggio ritenuto particolarmente sfavorevole. Ne consegue una squalifica che “Mondo” non sconterà mai: è infatti la sua ultima panchina in Europa. Ma i successi non sono finiti: nel 1992-93 i granata conquistano la Coppa Italia al termine di una pirotecnica doppia finale contro la Roma. Poi ancora all’Atalanta, che nel 1994-95 riporta in A traghettandola anche verso la finale di Coppa Italia 1995-96, persa contro la Fiorentina; nel 1998-99, nuovamente al Torino, una nuova promozione in A.

Forse l’unica nota stonata della sua brillante carriera la retrocessione in B del Napoli, nel 2000-2001. Dopo essersi seduto sulla panchina del Cosenza, passa alla Fiorentina, con la quale ottiene nel 2003-04 la quinta promozione in A della sua carriera. Esonerato dopo le prime giornate del campionato 2004-2005 per contrasti con la società, partecipa per oltre un anno come opinionista in televisione a diverse trasmissioni sportive.

Nel 2006 Mondonico viene scelto dall’Albinoleffe in Serie B e ottenuta la salvezza, rimane al timone della squadra azzurro-celeste fino a quando, dopo 21 anni torna alla Cremonese. Tornato in seguito a guidare l’AlbinoLeffe il 29 gennaio 2011 è costretto a lasciare temporaneamente la panchina per un tumore all’addome, affidando la panchina al suo vice Daniele Fortunato. In una conferenza stampa del 13 giugno, il tecnico annuncia di dovere temporaneamente lasciare le sue attività lavorative e sottoporsi a ulteriori cure per i problemi di salute che già lo avevano portato all’operazione del gennaio 2011, risultata però non risolutiva ai fini di una definitiva guarigione. Nel 2012 arriva al Novara, subentrando ad Attilio Tesser. Esonerato dopo poche partite dal luglio 2014, è stato l’allenatore dell’Equipe Lombardia. Dopo la guarigione dal tumore è stato poi opinionista e ospite di varie trasmissione calcistiche.

“E’ stato un risveglio doloroso, anche se noi che lo conoscevamo bene eravamo abbastanza preparati. Chi aveva sempre mantenuto i contatti con lui sapeva che stava lottando, ma purtroppo stava perdendo. E’ una perdita dolorosa e importante per noi. Il suo Torino è diventato quasi una leggenda. Il suo gesto della sedia è diventato un messaggio per i deboli contro i forti, decisamente più elegante rispetto alle manette di Mourinho”.

Roberto Cravero, ex calciatore del Torino, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Sport Academy” su Radio Cusano Campus per ricordare il suo ex allenatore Emiliano Mondonico, scomparso nelle scorse ore. “Mondonico è diventato un simbolo per il popolo granata. Si vede che c’era una squadra lassù che aveva bisogno di un allenatore geniale e ha chiamato lui. Lui era un allenatore geniale per quel periodo. Il suo grande pregio, al di la’ di leggere la partita, era quello di saper fare scelte coraggiose. Non si limitava a fare le cose semplici, cercava di attuare schemi diverse per sorprendere gli avversari. Fu uno dei primi a giocare col 3-5-2 e lo fece molto bene perché il suo Torino eliminò il Real Madrid e non credo che in futuro vedremo ancora il Torino eliminare il Real. Dopo l’esperienza insieme al Toro sono stato anche suo dirigente e lì i rapporti sono diventati ovviamente diversi. Più gli anni passavano più lui si smussava un po’. Prima andava dritto per la sua strada, col passare degli anni e’ aumentata la saggezza”.

“E’ entrato nella storia della nostra società e nel cuore di tutti i tifosi, oltre alle specifiche competenze, per il coraggio e per il suo spirito indomito, qualità che lo hanno anche contraddistinto come uomo sino all’ultimo”. Così il Torino ricorda il suo ex allenatore Emiliano Mondonico scomparso oggi dopo lunga malattia. “Il calcio – prosegue la nota del club granata – perde un apprezzato professionista, il Toro piange un amico. Il Presidente Urbano Cairo e tutto il Torino Football Club – dirigenti, dipendenti, allenatori, calciatori, settore giovanile – profondamente addolorati, esprimono il commosso cordoglio e la vicinanza ai famigliari di Emiliano Mondonico, mancato oggi all’affetto dei suoi cari e dei suoi tantissimi amici”.

I funerali di Emiliano Mondonico si terranno sabato nella sua Rivolta d’Adda (Cremona), dove era nato il 9 marzo 1947.